Pop history #05 – Ludwig Van Beethoven

di Marco Chelo

Credo che insieme a Mozart sia stata la prima vera rockstar che il nostro mondo abbia conosciuto.

Pensi che sia un folle solo a pensarlo?

Il perché risiede nella storia della sua vita, talmente ricca di particolari che hanno aiutato a costruire la sua leggenda sin dalla sua giovinezza quando veniva già considerato un genio musicale, passando per il rapporto burrascoso con il padre, le conoscenze con altri artisti sino al suo trasferimento da Bonn a Vienna poco più che 20enne, all’epoca capitale incontrastata della musica.

Una serie di innumerevoli concerti e tournée, lo portarono a essere conosciuto in tutta Europa.

Le sue produzioni orchestrali, sia pianistiche che cameristiche, sono rimaste intatte nella memoria e nell’ascolto, basti pensare alle sue IX sinfonie o a “Per Elisa”, che lo hanno reso a quasi 200 anni dalla sua morte a essere, ancora oggi, considerato uno dei più grandi e influenti compositori di tutti i tempi.

Credo poco alla narrazione relativa alla sua misantropia, la ritengo una sorta di fake narrata per decenni, già mentre era vivo e arrivata fino a oggi, un male sociale vecchio come il mare, quello di infangare una persona anche post mortem.

Come fa qualcuno che prova astio e odio nei confronti delle altre persone a scrivere e far suonare una sinfonia chiamata “Inno alla gioia”?

Già, la sua IX sinfonia, l’ultima che riuscì a completare.

Quando la compose, Ludwig Van Beethoven era già completamente sordo.

Ipoacusia per l’esattezza, danno dell’apparato uditivo che lo porta alla degenerazione.

Non aveva ancora 30 anni quando ne fu colpito, ma questo non gli impedì di immaginare la sua musica e di farla conoscere.
Durante un concerto, pensò che i musicisti non avessero iniziato a suonare, poi si girò e vide che tutti gli spettatori erano in piedi entusiasti.

Senza poter ascoltare la sua musica é riuscito a riverberarla sino ai nostri giorni.

É questo il motivo per cui ho scelto di scrivere su Beethoven.

Per anni abbiamo vissuto con un problema di comunicazione relativo alla sicurezza sul lavoro, come se l’importanza intrinseca del tema e della normativa a essa associata, giustificasse il fatto che fosse raccontata in maniera fredda, come una lezione di diritto, completamente assente di relazione e coinvolgimento emotivo.

Oggi, forse, ci stiamo rendendo conto che un approccio formativo, capace di muovere le emozioni sia maggiormente pagante perché è con le emozioni che la sicurezza sul lavoro deve fare i conti.

La spinta al cambiamento avviene grazie a una corretta informazione trasmessa con modalità che suscitino interesse nel destinatario e che così si sappia riconoscere il valore, il senso e l’utilità.

E se una persona sorda, incapace di ascoltare la musica che ha composto, riesce a farla suonare arrivando al cuore delle persone, cosa c’è di impossibile nel farlo con la sicurezza?

Beethoven usava la musica, noi le parole ma il risultato posso garantire che può essere altrettanto straordinario.

Solo chi non vuole ascoltare è sordo.

Ho scelto appositamente di non parlare della sua vita, non essendo un critico musicale, ritengo che per farlo sia più interessante farlo con una canzone dell’anno scorso di uno dei pochi artisti italiani attualmente interessanti e geniali sia nei testi che nella musica, Caparezza con “La scelta”.

Nel suo brano Caparezza anticipa il tema relative al fenomeno delle  grandi dimissioni  di cui oggi parliamo e che qualcuno che fa impresa continua a non vedere, adducendo la baggianata della mancanza di sofferenza nel reperire personale da inserire, ma soprattutto ci parla di Marco e Ludovico.

Sono i nomi italianizzati di Mark Hollis, indimenticabile front-man dei Talk Talk e Ludwig Van Beethoven, nelle parole del musicista pugliese ci sono le loro scelte di vita opposte.

Una canzone che a pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Sicurezza sul Lavoro, ci ricorda come ogni scelta nella vita è una nostra decisione e anche se può sembrare patetica, può significare vivere ossia il dono più importante che abbiamo.

Dopo oltre 180 anni dalla sua morte, uno studio scientifico del Professor William Walsh pubblicato sulla rivista “Scientific American” dimostrerebbe che il grande compositore tedesco sia morto per avvelenamento da piombo avendolo trovato in valori 100 volte superiore rispetto a quelli normali, forse presente nelle decorazioni di stoviglie e cristalli in uso all’epoca o nelle taniche che contenevano il vino, molto amato dallo stesso Beethoven.

Anche nella sua morte ci lascia tanti spunti di riflessione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Quando leggerai questo articolo sarà già passato il 28 Aprile, sono sicuro che starai mantenendo la promessa di propagare la tua musica perché ogni giorno è la Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro.

 

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