I buoni propositi

di Marco Colombo
i buoni propositi

Autore: Ciao amico immaginario! Potresti scrivere un paragrafetto ironico sui buoni propositi?

 

Amico immaginario: Certo! Ecco un piccolo paragrafo ironico sui buoni propositi: ‘Ah, i buoni propositi, quei capolavori dell’ottimismo che emergono ogni anno come funghi dopo la pioggia. Si presentano con la stessa determinazione di un gatto che insegue una piuma, ma alla fine, spesso, si rivelano altrettanto fugaci. La palestra? Chiaramente, la mia casa è un tempio del fitness… Almeno fino al secondo giorno di gennaio. La dieta? Beh, diciamo che la pizza ha una magia irresistibile, difficile da contrastare. E la lettura di quei classici che giacciono tristemente sulla mensola? Sarà meglio che continuino a raccogliere polvere: sono lì per dare un tocco colto all’ambiente, dopotutto! Insomma, i buoni propositi sono come le nuove tendenze: durano finché qualcosa di più interessante o meno faticoso non cattura la nostra attenzione’!

 

Autore: Ciao amico immaginario! Potresti scrivere un paragrafetto sui buoni propositi?

 

Amico immaginario: Certamente! Ecco un breve paragrafo sui buoni propositi: ‘Con l’arrivo del nuovo anno, i buoni propositi si materializzano come foglie in autunno, portando con sé un’atmosfera di rinnovamento e cambiamento. Decidiamo di adottare nuove abitudini, di sfidare le nostre comfort zone e di abbracciare un’edizione migliorata di noi stessi. Tuttavia, il percorso verso il successo dei buoni propositi può essere un viaggio tortuoso, spesso reso ostico da tentazioni allettanti e dalla realtà quotidiana. Ma è proprio in queste sfide che scopriamo la nostra forza e la determinazione di perseguire il miglioramento personale. Che i buoni propositi siano un’effimera fiammella di entusiasmo o una scintilla che accende un cambiamento duraturo, dipende da quanto siamo disposti ad impegnarci in questo viaggio di crescita personale’.

 

Bene, siamo giunti al 2024, già da qualche settimana. Quali obiettivi intendiamo perseguire in questi nuovi 366 giorni? O forse dovremmo iniziare a vedere il mondo da un altro punto di vista, per esempio chiedendoci: cosa possiamo fare per migliorare questi nuovi 366 giorni? Cosa possiamo fare per indurre il nostro amico immaginario del 2025 a non dare due risposte non così dissimili, a fronte di due domande specifiche, decisamente differenti? Quale grande obiettivo ha bisogno di noi? Quale persona, quale processo, quale ambito, quale settore, richiedono le nostre energie? Legittimo pretendere qualcosa dalla vita, ma serve essere consapevoli del fatto che ciò si ottiene solo ed esclusivamente dopo aver sacrificato un po’ di tempo, un po’ di impegno, dopo aver mostrato moralità, senso del dovere, umiltà e rispetto. Perché l’uomo non è solo una massa organica itinerante, bensì un’entità dotata di autocoscienza, socialità, sentimenti. L’uomo vive la vita, ha parte attiva in essa, la interpreta, la ribalta, e può alterare non solo il corso della propria esistenza, ma anche quella di altri individui. Proviamo a riportare il tutto in ambito lavorativo, aziendale, industriale. Pensiamo a noi stessi, pensiamo al futuro, pensiamo al pianeta, alle risorse, umane e materiali… In questo senso, capitano ad hoc le parole del dottor Silvano Petrosino, filosofo e professore ordinario presso l’Università Cattolica di Milano, che riprendiamo in alcuni telegrafici spunti colti dall’intervento all’assemblea generale di fine anno di Confindustria Como, Lecco e Sondrio:

 

  • Il modo di esistere dell’uomo è particolare, perché abita il mondo ed abita la vita.
  • La forza “magica” dell’uomo risiede nella capacità di accettare che “i conti non tornino”, nell’osservare un avvenire che non coincida con quanto previsto; del resto, il futuro è ciò che immaginiamo, mentre l’avvenire è ciò che accadrà indipendentemente dalle nostre aspettative e progetti.
  • Se separiamo il biblico “coltivare” dall’altrettanto biblico “custodire”, se tralasciamo quindi la custodia di quanto deve essere protetto, conservato, e lasciato libero di vivere la vita, prima o poi il nostro coltivare inavvertitamente si trasformerà in un distruggere – in tal caso, potremmo arrivare al successo, ma nel frattempo saremo solo invecchiati, senza godere del nostro reale compimento, che passa attraverso la custodia. Come possiamo per esempio pretendere il ‘compimento’ dei nostri figli, realizzandolo attraverso i nostri occhi e i nostri desideri, se non ne custodiamo l’animo e non preserviamo e realizziamo le loro aspettative?

 

Nel 2024, credo che chi riesca anche a “custodire”, oltre a coltivare in maniera inevitabilmente frammentata e frenetica, sia davvero un eroe. Questo dice molto… E rende il discorso del Petrosini effettivamente illuminante. No, illuminante no – “rifondativo”, trovo sia l’aggettivo corretto. Ma esiste la parola “rifondativo”?

 

Autore: Ciao amico immaginario! Esiste la parola “rifondativo”?

 

Amico immaginario: Sì, la parola “rifondativo” esiste ed è un aggettivo derivato dal verbo “rifondare”. Il termine può essere utilizzato per descrivere qualcosa che comporta una riforma o un cambiamento radicale, spesso con l’obiettivo di migliorare o rinnovare qualcosa. Ad esempio, immagina una vecchia azienda che, per rimanere competitiva nel mercato in rapida evoluzione, decide di intraprendere un processo di rinnovamento profondo. Attraverso una serie di cambiamenti organizzativi, strategici e strutturali, l’azienda attraversa un periodo rifondativo per adattarsi alle nuove esigenze del settore e migliorare la propria posizione sul mercato.

 

Ok amico immaginario, ora si ragiona. Per oggi puoi riposare: per proseguire il pezzo, abbiamo indagato circa i propositi per il 2024 di alcuni cari, vecchi amici. Le risposte sono giunte qui come voci di un coro eterogeneo, ciascuna portatrice di un’essenza assolutamente unica, una combinazione armoniosa tra sparate da rocker fuori tema e pensieri audacemente avanguardisti. In questo guado tra l’attimo presente e l’infinito, in bilico tra pure utopie e speranze devastate, il loro lungo e tortuoso viaggio ha intrecciato paure profonde e consapevolezze sconcertanti, formando un complesso tessuto umano. In ogni sentence, anche la più variopinta, risiede una parte delle verità di ognuno di noi.

 

John Lennon

“If everyone demanded peace instead of another television set, then there’d be peace” (se tutti richiedessero la pace invece di un altro televisore, allora ci sarebbe pace).
“Either I’m a genius or I’m mad, which is it? …I can’t be mad because nobody’s put me away; therefore I’m a genius… If there’s such a thing as genius – I am one. And if there isn’t, I don’t care” (o sono un genio o sono matto, quale delle due? …Non posso essere matto perché nessuno mi ha rinchiuso; quindi, sono un genio… Se esiste qualcosa chiamato genio – io lo sono. E se non esiste, non mi interessa).
“Supposedly [schools] don’t want artists. Even in art school, they tried to turn me into a teacher. They try to discourage you” (si suppone che [le scuole] non vogliano artisti. Anche all’accademia d’arte, hanno cercato di trasformarmi in un insegnante. Cercano di scoraggiarti).

Lennon: ONESTA’ E PACE NEL MONDO, voto 9

Kurt Cobain

“I knew I was different. I thought that I might be gay or something because I couldn’t identify with any of the guys at all. None of them liked art or music, they just wanted to fight and get laid” (sapevo di essere diverso. Pensavo di poter essere gay o qualcosa del genere perché non riuscivo a identificarmi con nessuno dei ragazzi. Nessuno di loro amava l’arte o la musica, volevano solo combattere e fare sesso).
“[My youth] gave me this real hatred for the average American macho male” (la mia giovinezza mi ha dato questo profondo odio per il maschio macho americano medio.)
“I would like to get rid of the homophobes, sexists, and racists in our audience. I know they’re out there and it really bothers me” (vorrei eliminare gli omofobi, sessisti e razzisti dal nostro pubblico. So che ci sono e questo mi infastidisce davvero).

 

Cobain: RISPETTO E PACE INTERIORE, voto 9

 

Jim Morrison

“When others demand that we become the people they want us to be, they force us to destroy the person we really are… The most loving parents and relatives commit this murder with smiles on their faces” (quando gli altri esigono che diventiamo le persone che vogliono che siamo, ci costringono a distruggere la persona che siamo veramente… Anche i genitori e i parenti più amorevoli commettono questo omicidio con un sorriso sul volto) (riallacciandoci al Petrosini, nda).
“[In society] you trade in your reality for a role. You trade in your senses for an act. You give up your ability to feel and in exchange, put on a mask” ([nella società] scambi la tua realtà per un ruolo. Scambi i tuoi sensi per un’azione. Rinunci alla tua capacità di percepire e in cambio, indossi una maschera).
“There can’t be any large-scale revolution until there’s a personal revolution, on an individual level. It’s got to happen inside first” (non può esserci nessuna rivoluzione su larga scala fino a quando non c’è una rivoluzione personale, a livello individuale. Deve accadere prima dentro di noi).

 

Morrison: RIVOLUZIONE SOCIALE INTERIORIZZATA, voto 9

 

Cosa accomuna questi amici e queste citazioni? RISPETTO, MIGLIORAMENTO, COLLETTIVITA’. Certo, è facile “lamentarsi” di una società egoista e corrotta, sproloquiando da una lussuosa camera d’albergo, prima di una gran serata o di uno show sold out. Ma la sincerità, l’onestà, la coerenza, il metterci la faccia in prima persona… Hanno generato esempi celebri e ampiamente noti: decidere di suonare vestito da donna negli anni ‘90 per protesta contro l’omofobia (Cobain), scrivere “Imagine” nel 1971 (Lennon), interpretare dentro e fuori di sé la rivoluzione culturale di fine anni ’60 (Morrison)…

 

Poi, dicono, il rock ha cattivi interpreti e pessimi propositi.

 

Nel cercare di raggiungere il nostro compimento, non possiamo e non dobbiamo trascurare la custodia di risorse, persone, anime – altrimenti, spiegateci voi, il vostro senso della vita.

 

 

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