Pop history #03 – Betty Davis

di Marco Chelo
Pop history #03 - Betty Davis

Sono passate poche settimane da quando Betty Davis, all’anagrafe Betty Mabry, ci ha lasciato nel silenzio a 77 anni, dopo aver passato più della metà della sua vita lontana dai riflettori dello spettacolo.

Nonostante volesse questo black out, la sua anima musicale è rimasta indelebile sino ai nostri giorni, avendo influenzato artisti come Stevie Wonder, Prince, Pointer Sisters, Skin, l’acid jazz degli Incognito e dei Jamiroquai e producers del calibro di Francky Knuckles e Little Loui Vega.

La sua storia è talmente ricca di aneddoti da farla entrare nel gotha dell’immortalità.

Nonostante fosse una modella già affermata della Ebony&Glamour, amava passare il suo tempo al Greenwich Village, conosciuto semplicemente come The Village, luogo entrato nella leggenda per aver dato alla luce gli artisti maggiormente conosciuti del panorama musicale degli anni ’60 e ’70.

È qui che inizia la sua storia, lascia le passerelle e inizia la sua carriera come cantante.

In un mondo costellato dal maschilismo dove le donne erano relegate per lo più al ruolo di coriste, con pochissime eccezioni, lei ebbe il coraggio di esplorare nuove sonorità, arrangiando, cantando e producendo. Riuscì nella titanica impresa di divenire figura di spicco della Black Music in maniera innovativa unendo Jimi Hendrix con un nuovo mondo, quello rivoluzionario del funky.

Il suo disco più importante, “They Say I’m Different”, è un’opera che cambia le tematiche della musica fino ad allora conosciuta e ascoltata, anche grazie alle frequentazioni avute al The Village con Hendrix e Sly Stone.

Gli stessi Hendrix e Stone saranno menzionati insieme ad altri grandi artisti a cui si sente artisticamente legata, in “Funk”, un vero inno al funky e alla fusion.

Invece, “Special people” è un viaggio celebrativo nei confronti di chi ha il coraggio di cambiare.

Però nell’immaginario collettivo, come spesso accade in una società maschilista, viene presto bollata come la moglie di Miles Davis, sposato a fine anni ’60 e da cui si separò poco dopo, pur restando in ottimi rapporti.

La verità è che fu l’esatto contrario.

Fu infatti lo stesso Miles, già famoso jazzista, a farsi influenzare da Betty e iniziare un nuovo percorso artistico nell’attraente mondo del funky,  abbracciando questo nuovo sound fatto da riff ripetitivi e ritmi più incalzanti.

In una società fortemente razzista lei ci ha lasciato in eredità una storia di lotta per l’equità, l’uguaglianza e il successo femminile, ma non solo.

L’aspetto interessante viene rappresentato in quello che fece e come lo fece: siamo al cospetto della regina della fusion, anzi di colei che la inventò, facendo suonare in maniera perfetta ciò che apparentemente è lontano, attraendo non solo il pubblico ma anche i futuri artisti, che la riconoscono come fonte e modello di ispirazione.

Anticipa i tempi con un genere psichedelico, avvicinando le tematiche del rock progressivo e del blues, a quelle black del Jazz, senza l’interesse di essere Pop.

Inizialmente non venne compresa e apprezzata dal pubblico, ma raggiunse il successo poco dopo e ne garantì altrettanto ai futuri artisti di questo genere.

Oggi, le sue canzoni danno la sensazione di ascoltare qualcosa di conosciuto, come se si fosse sentito in questi anni.

Tutto normale, se non fosse che fu proprio Betty Davis agli inizi degli anni ’70 a sperimentarlo e proporlo.

È ciò che accade approcciando la Safety alle realtà lavorative, è qualcosa che spesso viene scansato perché poco orecchiabile ma che può essere amplificato e diventare un movimento a cui essere partecipe.

Ma come?

Fondendosi e con reciproca contaminazione.

Bisogna solo aver fiducia, avere il coraggio della musica che facciamo attraverso la condivisione, senza chiudersi in compartimenti stagni, ma aprendosi a un processo mentale che sappia abbracciare ciò che sembra lontano e differente.

Discorso che si può ampliare in maniera trasversale nelle aziende, nella parte manageriale, basti pensare quanto possa essere importante una linea condivisa tra HSE con la parte HR per arrivare al successo (nella safety significa azzerare gli infortuni).

Oppure l’importanza di una connessione continua tra HSE, RSPP, MC, RLS o le altre figure dirigenziali, vera linfa vitale in termini di prevenzione.

Ma non solo, immaginate per esempio cosa comporta la creazione di un qualsiasi applicativo gestionale, significa avvicinare tecnici e non per arrivare al prodotto finito. Spesso non basta qualche semplice query per fare un buon lavoro.

Fusione e contaminazione per migliorare continuamente e influenzare le persone.

Come ci ha insegnato Betty Davis, la regina del funky e della fusion, contro tutto e tutti, ancora vera e propria influencer a distanza di quasi 50 anni.

 

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