Pop history #04 – Giorgio Moroder

di Marco Chelo
Giorgio Moroder

“Mi chiamo Giovanni Giorgio, ma tutti mi chiamano Giorgio.”
Inizia così Giorgio Moroder, mentre partono in sottofondo le prime note di Random Access Memories, disco del 2013 dei Daft Punk, la sua ennesima collaborazione di una carriera musicale ricca di musiche e dischi immortali.

Per raccontare la sua vita non basterebbe un libro, considerando che ancora oggi a 81 anni continua a renderci felici portando la sua musica in concerti o Dj set.

Nato a Ortisei nel 1940, poco più che ventenne si trasferisce prima a Berlino e poi a Monaco. In Germania spende tutto ciò che guadagna in attrezzatura elettronica e tecnologia, compra il suo primo sintetizzatore, un moog appena approdato sul mercato grazie al quale attraverso una ricerca maniacale di nuovi suoni e sperimentazioni, lo porterà a diventare ed essere considerato uno dei musicisti più innovativi e influenti nell’ambito della musica elettronica.

Ottiene subito un buon ritorno sia dal pubblico che dalle radio, tant’è che nel 1972 con Pete Bellotte va in America per iniziare una serie di registrazioni che includono collaborazioni con alcuni artisti. Tra questi ci sarà una giovane ragazza di colore dalla grande estensione vocale, si chiama Donna Summer.
Siamo nel 1974 quando esce Love to Love You Baby: nasce ufficialmente la Disco Music.

Pubblica in sequenza Chase e From Here to Eternity, fra i più noti del suo repertorio e nel 1977 ancora con Donna Summer esce I feel love, e da lì in poi, niente sarà più lo stesso nel panorama musicale.

Il successo di questo 45 giri è dirompente tanto che Brian Eno va da David Bowie e facendogli ascoltare il brano, dice una frase leggendaria:

“Ho sentito il suono del futuro. Eccolo qui, non cercate oltre. Questo disco cambierà la musica da discoteca per i prossimi 15 anni”

Si sbaglierà solo nella durata Eno, perché quel disco ha letteralmente cambiato la musica influenzandola per oltre  4 decenni e diventando il più rivisitato da altri artisti (Bronskye Beat con Marc Almond, John Frusciante e i RHCP tra tutti secondo me).

Siamo a fine anni ’70, ciò che accade dopo è un susseguirsi di successi e collaborazioni con altri artisti fra cui Barbra Streisand, Britney Spears, Chaka Khan, Janet Jackson, Nina Hagen, gli Sparks, David Bowie, Freddie Mercury e naturalmente sempre lei, la compianta Donna Summer con cui farà altri dischi leggendari come Last dance, Hot Stuff  o On the radio. Nella sua vita ha vinto tre Premi Oscar: uno nel 1979 per la migliore colonna sonora per “Fuga di mezzanotte” e altri due per la migliore canzone, nel 1984 con What a Feeling cantata da Irene Cara “Flashdance” e  nel 1987 con Take My Breath Away dei Berlin, immortale canzone di “Top Gun”.

Tra un Oscar e l’altro, crea la musica per le Olimpiadi di Los Angeles, partecipa a innumerevoli altre colonne sonore da “La storia infinita” a “Scarface”, passando per “American Gigoló” con i Blondie di Debbie Harry, rendendo immortali anche questi film grazie alle sue musiche. Non si è mai risparmiato neanche negli ultimi 10 anni, facendo un remix con i Coldplay, sino a rendere felici i suoi figli putativi, i Duft Punk ma soprattutto il pubblico.

Ancora oggi quando da dietro una consolle con le sue cuffie alza il dito mentre partono le prime note di I feel love, si sviluppa un vero terremoto umano (vedere il video per credere, siamo a Vienna non tanto tempo fa).

Suoni che si propagano nel tempo e arrivano dentro le persone, è quello che ogni addetto ai lavori vorrebbe succedesse con la Safety.

Ma come arrivare a farlo in maniera così impattante come ha fatto Moroder con la sua musica?

La risposta ce la offre Giorgio, come ama farsi chiamare, da molteplici punti di vista.

Potrei parlarvi dell’uso di nuove tecnologie oppure di sperimentare nuove forme comunicative ma la parola che mi viene in mente parlando di lui è Riverbero.

Al di là del suo talento e dei dischi innovativi che ha cantato lui stesso, la sua grande capacità è stata quella di aprirsi a collaborazioni con altri artisti, capaci attraverso la loro voce di propagare quelle sonorità e raggiungere ogni persona, di qualsiasi colore, età e sesso, ma soprattutto farlo per decenni.

Questo nel mondo del lavoro, chi fa impresa (manager, imprenditrici, imprenditori) lo può fare affidandosi a RLS, RSPP, MC, Preposti, capaci di creare a loro volta un esercito di persone che hanno cucito addosso la sicurezza e sviluppare una continua comunicazione interna attenta a ogni aspetto riguardante la salute.

Solo così si crea cultura, diffondendola, propagandola e facendo sì che chi non la indossa, si senta quasi escluso.

Ecco quindi l’importanza di avere una linea di condivisione di intenti tra HSE e HR.

Ma avere anche RLS capaci di essere dei veri megafoni che amplificano la sicurezza sul lavoro in entrambe le direzioni sia orizzontali che verticali.

Il riverbero della Safety naturalmente, può solo migliorare se le persone che entrano in azienda o si affacciano al mondo del lavoro hanno già la consapevolezza di cosa sia la sicurezza sul lavoro e cosa rappresenti.

Tutto però deve partire dalla leadership, ciecamente credente di una visione a lungo raggio, una colonna sonora dove il tema dominante del film è sapersi prendere cura gli uni degli altri e dove fare formazione, informazione e addestramento è una routine, non una flag da smarcare in una qualsiasi check list.

Riverberare, amo questo termine, il miglior modo per diffondere la sicurezza sul lavoro nel tempo, proprio come la musica di Moroder.

Dedicato a Stefano Pancari, creatore del progetto più innovativo degli ultimi anni attraverso passione, conoscenza e una nuova comunicazione.

Il Giorgio Moroder della Safety.

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1 commento

Francesco 1 Aprile 2022 - 13:41

Grazie Marco per questo bellissimo articolo!
Narrare di eccellenze, senza cadere nell’idolatria, pone queste persone come dei veri fari a cui puntare; persone “normali” che hanno fatto (e fanno) cose eccellenti, credendo nella loro visione e cercando di realizzarla.
Così tutte le parti interessate a vario titolo nelle tematiche di salute e sicurezza dovremmo vivere le nostre attività, lavorare “In Sicurezza” senza sacrificare produttività o altro si può, a condizione che come in un 45 giri o un LP tutto sia coordinato e orientato al massimo successo ottenibile, coinvolgendo quante più persone possibili, che, come in un concerto live come una sola voce si divertono e ne traggono il massimo beneficio!

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