Vincitori e sconfitti

di Stefano Pancari
Vincitori e sconfitti

Il dado è tratto.

Tra fuochi d’artificio e lacrime dei vincitori archiviamo lo scandalo mondiale. Data l’assenza della maglia azzurra, due erano le mie simpatie sportive. Entrambe latine, Spagna o Argentina speravo che l’avessero vinta sugli spocchiosi brasiliani, gli inglesi che solo a parole sono i più forti e sui francesi e la loro arroganza dal sapor di camembert.

Ha vinto l’Argentina, sulla Francia per l’appunto, in una rocambolesca finale che dal punto di vista sportivo ha regalato più di una gioia agli appassionati di calcio. Ha vinto la Pulce, quel ragazzetto che volevano tagliar fuori dal mondo del calcio data la poca consistenza fisica, ma che nella meravigliosa aria salmastra di Barcellona è cresciuto come atleta e come uomo fino a toccare la vetta dell’olimpo del calcio. Maradona è Maradona e Messi sarà l’idolo dei giorni nostri, a dispetto di un altro atleta straordinario come Cristiano Ronaldo la cui personalità però lo mette un gradino sotto a quei 169 centimetri di classe.

Fin qui ho parlato dell’aspetto sportivo, ma gli sconfitti del titolo non sono né i galletti spennacchiati né CR7, ma tutti noi. Quella appena scattata non è una foto a colori, ma assume tinte monocromatiche e grigie. Lo sport che è sinonimo di morale ed etica, spesso allegoria della vita, ha visto in questa manifestazione una vergogna su cui si è troppo taciuto. È in corso il qatargate con le mazzette, l’abuso di un territorio con infrastrutture che già tra un paio di settimane non serviranno a nessuno, ma soprattutto quei morti che soltanto qualche post hanno citato.

In quest’ottica l’esultazione quando Messi e l’albiceleste hanno alzato la coppa al cielo ha avuto un gusto agrodolce. 6500 morti, che per alcuni sono sembrati pochi se spalmati nei 10 anni di cantiere, sono persone arrivate in Qatar per sopravvivere e far sopravvivere le loro famiglie. Partiti dal Bangladesh, dal Pakistan, dalle Filippine con i permessi di soggiorno e passaporti sequestrati, hanno vissuto nel nuovo millennio come schiavi e molti di loro sono morti.

Se ti fosse sfuggito ne sono morti due anche durante la manifestazione, un ragazzo su un carrello elevatore ed uno steward cadendo dalla balaustra durante una partita, ma senza che nessuno ne abbia spiegato le cause, neanche alla famiglia.

Siamo noi gli sconfitti ancora una volta. Siamo quelli che diciamo che la sicurezza è importante, che la sicurezza è un valore, ma diventa meno prioritaria o addirittura invisibile quando urgenze, vizi e diletti solleticano i nostri sensi. Nelle reazioni immediate soltanto un certo Piero Pelù ha ricordato il contesto orrendo in cui si sono svolti gli avvenimenti sportivi, il tutto insabbiato da quel sorriso ipocrita di Gianni Infantino.

Domani è un altro giorno e, a parte qualche commento al bar e i titoloni sui quotidiani di sport, ben presto dimenticheremo i fasti e le feste di questo mondiale, così come ci siamo dimenticati di tutti gli invisibili che sgobbano per il nostro diletto al punto di rimetterci anche la vita.

 

 

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