Imprenditori umani come Barbie

di Stefano Pancari
Imprenditori umani come Barbie

Quel che sto per scrivere non riguarda i già tanti commenti sulla cultura patriarcale e l’emancipazione femminile che il film ha suscitato. Sto per scrivere di mentalità rivolta alla sicurezza sul lavoro. C’è una scena del film che è stata per me come un lampo: quando Barbie per la prima volta passa dalla postura in punta di piedi, non proprio ergonomica, ad una postura umanamente normale. Fino a quel momento la bambola più famosa del mondo vive nel suo mondo ovattato e perfetto, ma qualcosa da quell’istante comincia a cambiare.

In quel preciso istante ho pensato all’imprenditore o imprenditrice che tutto di un tratto si svegliano dal proprio mondo di KPI, bilanci e utili ed cominciano ad entrare in relazione con il mondo umano, quello dei reparti, dei magazzini, delle giornate lavorative dei suoi collaboratori, delle emergenze, delle urgenze e delle incazzature.

Il mondo reale non è come lo pensavo.

Come Barbie accede al nostro mondo, l’imprenditore/imprenditrice si rende conto che tra mondo reale e la sua Barbieland c’è un abisso. Realizza che non bastano guru del marketing che mettono in piedi la comunicazione perfetta per l’ESG, ma che i propri reparti vivono di sudore, di imprevisti e di incomprensioni e che tante volte…la vita è dura. Quell’imprenditore, così come la fucsia cowgirl viene mandata a quel paese dall’adolescente Sasha, potrà ricevere il ben servito da Giuliano il tornitore o Sandra del controllo qualità.

Il risveglio di Barbie, è la consapevolezza che il mondo del lavoro non è rappresentato dai post motivanti su Linkedin e convention dove mostrare tutta la propria autorevolezza e numeri da capogiro. È quella consapevolezza che può connetterci con ciò che è più reale, comprenderlo e fare la propria parte per renderlo migliore. Proprio come fa la paladina, che nel corso dei decenni ha da un lato costruito uno stereotipo (sembra una Barbie) per poi evolverlo e renderlo contemporaneo con un’operazione di brand washing di prim’ordine. Chapeau.

Certo! Non camminare più in punta di piedi ed essere normalizzato può portare le critiche di chi Barbieland se la tiene stretta, ci chiederanno di rientrare nella scatola e non combinare altri guai, ma lo spirito ribelle di Margot Robbie è la prima regola del Fight Club di chi vuole opporsi a quello status quo e di questi tempi di cavalli pazzi ne abbiamo tanto bisogno.

La gran parte di noi non è destinata a diventare un’immagine con accanto il proprio aforisma, ma possiamo scegliere una strada che anche se non lo rende perfetto, lo renderà migliore.

Vorrei far parte delle persone che creano valore, non essere una cosa creata, dice Barbie a Ruth, la sua creatrice, ed è una frase che potrebbe tener banco per un’intera giornata nel CDA di un’Azienda. Cosa stiamo facendo di concreto per creare valore? Come poter partecipare all’ideazione e non essere l’idea?

Esci dalla scatola. Esci da Barbieland.

Essere umana è una cosa che scopro dentro di me.

E ora senti.

 

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