Fare la festa alla vita

di Stefano Pancari
Fare la festa alla vita

Il Napoli ha vinto lo scudetto nello sport nazional popolare, il calcio.

Ha vinto con merito, con una gestione economica sana, senza top player patinati e che magari lo diventeranno adesso con merito. Niente da eccepire così come i festeggiamenti. Ogni città quando vince la propria squadra diventa teatro di festa e non solo in Italia.

La festa è il sale della vita, è la gioia stessa di vivere. Quando festeggiamo con una spinta emotiva è sinonimo di felicità e chi non agogna ad assaporare fette della torta della felicità. Nella festa partenopea c’è un però.

Non è il però riferito agli sfottò dei napoletani nei confronti del resto dell’Italia e nei confronti degli acerrimi nemici. Ci stanno purché non sfocino in razzismo che è un’altra cosa e purtroppo non si fa niente, e dico niente, per ripulire gli stadi e le tifoserie da questa piaga schifosa.

Il però è riferito al limite che superiamo ogni qualvolta che una priorità inconscia prevale al nostro senso di preservare la nostra vita. Già a metà della settimana scorsa, durante i festeggiamenti, c’era scappato il morto. Il prefetto di Napoli ha precisato con una rapidità degna di Bolt che si trattava di un pluripregiudicato e che l’omicidio era un fatto di camorra approfittando proprio del caos della festa.

Nessuno si è pronunciato, però, sulla ferita da arma da fuoco ai danni di una ragazza di 26 anni, così come una pallottola è finita dentro un gluteo di un ventiquattrenne e così ancora per un ventenne di Ponticelli. Potrei continuare fino a contare 200 feriti, non solo da arma da fuoco, ma per l’uso di petardi e fuochi d’artificio piuttosto che investimenti, come la ventenne arrivata con codice rosso all’ospedale per un trauma cranico con emorragia cerebrale.

Se la felicità è il sale della vita e se siamo felici quando festeggiamo, perché come un serpente che si morde la coda il festeggiamento deve danneggiare la nostra vita?

Perché non darne rilievo pur di non danneggiare il momento idilliaco del popolo napoletano?

Non c’è priorità che tenga di fronte alla nostra vita e al rispetto della vita degli altri. Vale per uno scudetto vinto, per una calca ad un concerto, piuttosto che nel mondo del lavoro.

Tutto ciò che decidiamo di fare è un capitolo, piccolo o grande che sia, della nostra vita e non c’è capitolo che sia più importante del libro stesso.

 

 

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