La linea di confine della sicurezza

di Stefano Pancari
La linea di confine della sicurezza

Photo: Il Riformista

 

Nel libro Looks that kill ho voluto raccontare della sottile linea che separa il reale dal surreale quando accadono certi incidenti sul lavoro e nella società. Mi venne l’idea sull’onda emotiva della tragedia della funivia del Mottarone e della gru crollata a Torino, ma sono tanti gli eventi che per le loro dinamiche sembrano appartenere al mondo della fiction e, per chi si interessa di sicurezza sul lavoro, questo è il quotidiano.

Ingiudicabile ciò che è avvenuto i giorni scorsi e a pagarne le conseguenze sono stati il piccolo Manuel e i loro affetti.

Qual è il limite socialmente accettato del nostro business e della nostra adrenalina? Quel limite oltre il quale c’è un rischio incontrollato che compromette davvero la nostra vita e quella degli altri.

Il branco di ragazzotti usciti dallo zoo, meglio conosciuti come The Borderline, è l’unico responsabile?

A giudicare dalle dichiarazioni dei familiari direi proprio di no. Quelle famiglie che i legali hanno tenuto a sottolineare come persone perbene, addirittura con investiture negli uffici della politica. Ogni scarrafone è bell’a mamma soja, cantava Pino Daniele, ma a tutto c’è un limite. Classificare il gesto omicida dei figli come una marachella sanabile, dà più di un indizio sulle modalità educative rivolte a quegli assassini. Sì, perché c’è solo una oggettiva definizione di queste persone: assassini.

In questi giorni è in gran voga parlare di YouTube e il sistema di controllo che dovrebbe adottare, facile a dirsi e difficile a farsi quando si parla di libera espressione. Ma chi conosceva l’operato della start up con che cuore finanziava con le proprie sponsorizzazioni di questi primati e mi scuso con i primati.

Ma la responsabilità non finisce qui perché dilaga in tutti quelli che si sono fatti la risatina di fronte alle loro scemenze, hanno messo like e hanno commentato, alimentando così la loro sete di protagonismo e di soldi facili fatti disprezzando la vita, non solo di Manuel, ma di chissà quali altre persone.

Aggiungo la responsabilità di noi genitori che non siamo in grado di dare un’educazione ai nostri figli tale da discernere tra ciò che è diletto e divertimento, dalla stupidità da evitare.

Tante sono le challenge in cui stanno perdendo la vita tante persone, giovani e meno giovani, con il desiderio di trovare appagamento da una notorietà effimera quanto un like.

Eccola di nuovo la cultura che si manifesta come la Bestia, come quella collettività di responsabilità che premono tutte insieme sul grilletto di un revolver omicida.

Influenziamo le persone a godersi la vita amandola e rispettandola, creiamo un’alternativa a quest’epoca di infettatori piuttosto che influencer. Non è con la censura che possiamo ottenere qualcosa, ma con la proposta di un’alternativa che crei un solco tra la realtà e la finzione perché lì vengano confinati certi comportamenti assurdi e omicidi.

 

 

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