Le neuro-associazioni e la sicurezza sul lavoro

di Stefano Pancari
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Quante volte ci è capitato che un odore ci abbia riportato alla nostra infanzia? Quante volte le prime note di una canzone ci hanno fatto vivere quelle stesse emozioni di quando quella musica ha fatto da colonna sonora a un determinato momento della nostra vita? Per esempio a me bastano le prime note del basso di The Forest dei The Cure per mandare la mente alla mia cara amica Sonia e ai concerti che abbiamo vissuto insieme in trepidazione. Le chiamano neuro-associazioni: basta uno stimolo visivo, olfattivo, uditivo o semplicemente un nome di una persona per farci emergere sensazioni che abbiamo già vissuto nel passato. Non ci crederai, ma una persona che mi si presenta con il nome Nicola parte male pur non avendomi fatto nulla, ma purtroppo quel nome mi riporta automaticamente a quel farabutto di Nicola che tanto mi faceva girare le pale ai giardini quando eravamo piccoli.

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Quanto fuorvianti a volte sono le neuro-associazioni? Immagina dei baffi a spazzolino. Che sensazione provi quando pensi o vedi dei baffi a spazzolino? A livello mondiale è inequivocabile l’associazione: disgusto, rabbia, tristezza perché quei baffi appartengono al momento più basso dell’umanità rinviando la nostra mente ai lager, alle persone ridotte a pelle e ossa, alle camere a gas, ai carri armati e ai bombardamenti. Quei baffi a spazzolino portano un nome, Adolf, ed un cognome, Hitler.

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In molti non sanno che Hitler, durante la prima guerra mondiale, portava dei vistosi baffoni alla Buffalo Bill. Proprio la sicurezza portò il radicale cambio ad una versione più contenuta del manto peloso sotto naso. Infatti nel 1918 Adolf Hitler rischiò seriamente la vita in Belgio durante una controffensiva inglese. Lui ed i suoi commilitoni si trovarono sotto attacco con gas mostarda e l’unico DPI che poteva proteggerli era la tipica maschera antigas usata dai tedeschi. Evidentemente nel corso di formazione per la mansione di soldato in trincea non avevano detto al “buon” Adolf circa l’importanza dell’aderenza della maschera al volto e che, quindi, il baffone non era raccomandabile. Il risultato fu un “incidente sul lavoro” che, fortuna sua (meno nostra), non lo mandò al campo santo come molti dei suoi colleghi. Dopo un periodo di ricovero ospedaliero il tedesco decise di cambiare look ispirandosi alla moda del momento, forse mosso dalla sua passione di cinefilo: i baffi Quadratbärtchen.

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Eh già, perché in quel periodo in tanti usavano quel look, dal divertentissimo Stanlio (Oliver Hardy) e l’indimenticabile Charlot (Charlie Chaplin). Chissà se proprio da questo ultimo abbia preso ispirazione. Proprio quel Chaplin che divenne l’antitesi di Hitler nel film Il Dittatore. Insomma, i baffi a spazzolino li hanno portati persone che ci hanno fatto piangere, ci hanno fatto ridere, di sicuro ci hanno emozionato. Non solo, sono stati la conseguenza di una investigation sulla “sicurezza sul lavoro”.

Eppure, grazie alla forza delle neuro-associazioni, se oggi incrociassimo per strada una persona con quel look, le nostre sensazioni sarebbero lontane dal sentore di sicurezza e di risate.

Qual è la neuro-associazione che mediamente abbiamo quando ci viene citata la sicurezza sul lavoro? Purtroppo la storia recente, le istituzioni, i consulenti e le persone d’Azienda hanno asfaltato un’autostrada neuronale nel nostro cervello che ci porta dritti alla burocrazia, alle regole e alle procedure scritte in times new roman. Scoop!, per modo di dire, le associazioni neuronali possono essere modificate. Così come un baffo non rappresenta una persona e tutto quello che di orribile ha comportato, così come un Nicola qualsiasi non è detto che sia un pezzo di pongo, anche la sicurezza sul lavoro può avere una sua storia diversa, una storia di vita, una storia di passione.

Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera

[Charlie Chaplin]

 

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