Il safety leader immortale

di Stefano Pancari
il safety leader immortale

Sta’ senza pensier, non farò spoiler sul finale della serie Gomorra.

Sicuro di avere i favori del tuo team?

Si è conclusa in questi giorni la serie TV Gomorra con l’epilogo che forse molti non si aspettavano. Di sicuro in molti ci siamo affezionati a quei delinquenti di primo rango. Ci siamo legati al loro aspetto umano dando quasi come secondario il fatto che spacciavano droga e riempivano di piombo la carne dei loro nemici.

Savastano vs Di Marzio, con chi stai? La serie stessa ci ha indotto ad avere i favori dell’arrotondato Ciro Di Marzio, l’immortale. A dirla tutta anche Gennaro ha scoperto la sua ambivalenza, da un lato un uomo legato alla famiglia e con un amore sconfinato per il figlio, dall’altro l’uomo d’onore che doveva dimostrare di essere come e meglio la leggenda di suo padre Pietro Savastano. Una cosa è certa, stiamo parlando di due leader.

Gennaro Savastano può essere portato come esempio della leadership autoritaria, dello stereotipo di quel tipo di capo che “o fai come ti dico, o stai con me…o ti ammazzo”. Il suo “team” stava con lui perché era un esempio, una guida oppure perché lo soggiogava con un clima di terrore? Nella serie, visti i tradimenti nei suoi confronti, vien proprio da pensare che il suo modello di leadership aveva più di una falla. Quel che traspare è che possiamo adottare quel modello di leadership per camuffare con una armatura medievale le proprie fragilità che per primi pensiamo siano delle debolezze.

Perché, invece, Ciro Di Marzio è soprannominato l’immortale? In molti penseranno che il motivo sia il fatto che sia finito impallinato in mare e da lì sia anche riemerso. La chiara percezione, invece, è che il motivo del suo soprannome sia un altro. Ciro è uno del team, nato da lì, cresciuto dal basso e, anche dopo aver acquisito un “ruolo apicale”, non ha mai smesso di parlare e comportarsi secondo il principio del “noi”. Immortale perché in ogni membro del team c’era un pezzo di Ciro di Marzio e non importava chi morisse, la sua mentalità sarebbe sopravvissuta negli altri. Anche stavolta autorevolezza vs autorità 1 a 0.

Caro Genny, tu fossi stato in un’Azienda, il Ciro stagista avrebbe finito per farti le scarpe perché non c’è medaglia sul petto che brilli più di una persona che è ammirata per la sua visione, per il suo esempio e per il suo essere “noi”. Sono queste le persone che diventano guida senza imporsi, perché il team li segue volontariamente. Sono queste le persone che possono con il loro esempio passare di mano in mano la cultura della sicurezza senza poi così tanti sforzi.

Abbiamo un bisogno estremo di tanti Ciro Di Marzio per sovvertire questo strazio quotidiano, l’Italia intera è una Secondigliano cinematografica con i suoi morti sul lavoro. La differenza è che tutto ciò a cui assistiamo è reale. Persone che vedono la morte in faccia nei lunghissimi secondi in cui è crollata una gru, persone che muoiono schiacciati sotto un carico pesante e persone che si schiantano con l’auto mentre ritornano a casa. Cambia la modalità, ma il sangue sull’asfalto è lo stesso.

“C vulevm magna o munn, ma stu munn sa magnat a nuie” – Genny Savastano

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