Big Quit: “liberi tutti”

di Allegra Guardi

Nell’ultima settimana quotidiani, blog e social italiani sono stati dominati due paroline: Big Quit (o Big Resignation), ovvero “Grandi Dimissioni”.

Le statistiche di tutto il mondo parlano chiaro: la percentuale di persone che decide di lasciare il proprio posto di lavoro ha conosciuto una crescente impennata. Come sempre, prima in USA e adesso sempre di più anche da noi.

Negli Stati Uniti, solo nel secondo semestre del 2021, oltre 8 milioni di lavoratori hanno rassegnato le dimissioni.

Ma “rassegnato” non è sempre il termine più indicato per definire il mood di questi dimissionari, spesso molto ma molto agguerriti e convinti della loro scelta.

E a cosa si deve questo trend?

C’è chi lo lega al Covid come reazione alla caducità della vita e quindi al desiderio di non perdere tempo per viverla al meglio, chi ritiene che le regole anticontagio abbiano di fatto reso tutto meno vivibile aumentando il malessere (anche) sul lavoro, chi sospetta che siano state le stesse aziende ad aver fatto pressione perché parte del personale si dimettesse, non riuscendo più a sostenerne i costi.

Fra i vari articoli che ho letto, il mio preferito è quello di Iside Gjergji su Il Fatto Quotidiano, che mette in luce come le condizioni lavorative a livello globale siano sensibilmente peggiorate nell’ultimo decennio, mettendo seriamente a repentaglio la salute sia fisica che mentale dei lavoratori… che a pieno diritto si sono rotti le scatole.

“Basta compromessi” sembra essere l’espressione più usata negli articoli sul tema. Siamo dunque alla fase di rottura dello status quo, in pieno mood ROCK’N’SAFE? Mi chiedo in quanti stiano semplicemente gettando la spugna e in quanti invece abbiano in mente una strategia di reazione. È un’implosione o un’evoluzione?

Quali che siano i motivi, quello che mi pare evidente è questo: i lavoratori di tutto il mondo hanno iniziato a chiedersi in modo sempre più insistente: “sono disposto a stare male (o addirittura a farmi male) per lavoro”?

La risposta a questa domanda è lampante. Siamo stufi di sacrificare sull’altare del lavoro sempre più pezzi della nostra vita e della nostra salute. Cosa ci aspetterà domani e quale sarà la risposta delle Aziende a questa fuga di personale non ci è dato saperlo, ma nel presente, usando le parole dei Subsonica: 

Io mi libererò perché ora sono stanco
Liberi tutti, liberi tutti

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