Pronti a ripartire?

di Davide Chiarantini
Pronti a ripartire?

È buio oramai nel porto di Santa Marinella, dove Perla vive. Perla è una “ragazza” del ’97, quindi ha compiuto 25 anni, che per una barca non sono pochissimi. Già le attenzioni nella manutenzione di una barca devono essere tante e continue, quando poi i lustri cominciano a essere importanti, la cura è d’obbligo, con controlli, sostituzioni, migliorie continue. In fondo è lei, la barca, il nostro guscio di sicurezza in mare aperto. Ancor di più se lei, “Perla Nera” è una barca di soli 6 metri, che ha navigato e naviga in lungo e largo nel Tirreno, dalle isole Pontine all’Elba, dal Giglio alla Corsica.

Nel calduccio della cabina prepariamo le ultime cose: domani si salpa di nuovo e si torna a navigare! Le giornate si allungano, il clima si stempera preannunciando la primavera, anche se siamo ancora a metà inverno, per cui berretti di lana e maglioni caldi sono ancora amici da tenere stretti.

Si riparte, e, con fatica, stiamo lasciando alle spalle questa ondata di pandemia e di tensione.

Siamo ancora all’inizio dell’anno, in fondo, e quindi all’inizio di un nuovo corso, sperando che gli eventi tornino a essere propizi e che le preoccupanti notizie dall’Est siano solo fantasmi. Le abitudini marinare ti portano a saper affrontare tutto, rimanendo quasi impassibile di fronte agli eventi, perché sai che ogni tempesta per quanto dura possa essere poi passa, ma di certo un po’ di sole e mare calmo, anche in senso metaforico, darebbero calore e gioia del tutto meritati dopo un periodo così particolare, vissuto per due anni.

La luce di sottocoperta crea un’atmosfera magica, raccolta, dove la Prodiera e io, con cura e attenzione, controlliamo che tutto sia a posto, per la partenza di domattina all’alba.

Seguiamo una check list che è in continua evoluzione di anno in anno, da oltre venti anni, e che ci guida nel controllare ciò che va controllato e a non dimenticare ciò che non deve essere dimenticato quando si parte per una lunga navigazione a vela. La Prodiera legge a voce alta, io, ormai canuto Comandante, “spunto” ciò che viene letto dalla lista.

“Ancora di rispetto” – “A posto”

“Cassetta attrezzi” – “A posto”

“Documenti” – “Sì, ci sono”

“Giubbotti autogonfiabili” –  “Ci sono”, rispondo. Mi fermo un attimo…

“Ti ricordi quando siamo stati colpiti in mare aperto da una tromba d’aria?”

“Certo, e chi lo può dimenticare…!” risponde la Prodiera.

“Indossavamo i giubbotti autogonfiabili e oltre al vento impetuoso di una tromba d’aria e le onde rabbiose, pioveva talmente forte da non vedere la prua della barca…” – mentre parlo rivedo le immagini di quei momenti e mi sembra di risentire il sale che ci avvolgeva, per quanti spruzzi d’acqua arrivavano in barca…

“Sì –  risponde la Prodiera – Quella volta ho avuto paura…”

“Lo so. Ti vedevo. Per questo ti parlavo continuamente e ti dicevo cosa bisognava fare. Ero teso, ma non avevo paura, anche se mi sono scoperto a dire sottovoce qualche preghiera, nei momenti più duri…”

“Anche io, l’ho fatto, ero davvero spaventata… temevo che non saremmo tornati…”

“Abbiamo fatto le cose giuste Barbara, condotto bene la barca, ci eravamo messi in sicurezza, con giubbotti e cime di sicurezza che ci assicuravano alla barca e Perla è stata perfetta, perché era a posto, con motore che non ha perso un colpo e albero e sartiame ben saldi, nonostante le raffiche e le onde imponenti”.

Il ricordare quell’episodio ci fa tornare sempre qualche brivido lungo la schiena, ma ci regala anche la consapevolezza dell’importanza di fare le cose con criterio e con grande attenzione nell’applicare tutto ciò che serve in termini di sicurezza in mare.

“Proseguiamo, dai!”

“Radio VHF con sistemi di sicurezza DSC” – “A posto”

“Zattera” – “A posto”

“Coltello per le emergenze” – “Al suo posto, affilato e pronto all’uso”

“Grab bag (è la borsa da prendere al volo in caso di naufragio, contenente fuochi, cibo, kit medico, indumenti, …) – “No, non è a posto. La devo preparare” – rispondo.

“Beh, dai, Perla è talmente piccola che basta prendere quello che capita e va bene” dice la Prodiera…

“No, non è così. La grab bag non serve e speriamo che non serva mai, ma tutto ciò che in caso di pericolo è di supporto alla Sicurezza, deve essere a posto ed efficiente. Domani la preparo appena partiti, le previsioni sono buone e ci sarà tempo durante la navigazione. Magari è dalla grab bag che può dipendere il riuscire a salvare la pellaccia, se ci dovesse attaccare Moby Dick, no?”

“Sei un cretino! Che brutti pensieri che fai!!!”

“Non sono brutti pensieri, è la cura della sicurezza, brontolona! Sai che ero finito nella bocca di uno squalo di trenta metri?”

Ridiamo delle sciocchezze che spariamo in allegria, cosa che accade sempre quando siamo nel nostro elemento, il mare vissuto in barca a vela.

La Prodiera ha imparato ad andare in barca da quando navighiamo insieme, cioè una vita fa. Lei prima era una windsurfista, ora una bravissima velista. Ma ha una cura della sicurezza che deve ancora consolidarsi, figlia di un approccio “costiero” tipico dei windsurfisti e poco marinaro. Chi va per mare davvero, magari non vedendo la costa intorno a sé per ore se non per giorni, sviluppa questa attenzione verso la sicurezza in modo istintivo, perché al di là delle belle avventure da viversi, in fondo, come Ulisse, si vuole sempre tornare in un porto, che sia quello di partenza o quello di un nuovo mondo da scoprire.

“Ricordi quella volta che hai preso un colpo del boma in pieno viso, e sanguinando piangevi spaventata?”

“Certo che lo ricordo, sembravo un pugile col naso rotto e gli occhi pesti…, sono andata in giro per giorni con gli occhiali da sole e la gente curiosa faceva chissà quali ipotesi di litigi, cadute o che… Quando spiegavo che avevo preso una bomata, la maggioranza rispondeva: ‘Una che?!?!’”.

“Dai che ti davi le arie da grande navigatrice…! Se non avessi avuto il kit del pronto soccorso, non avrei potuti chiudere con le strip il taglio che ti eri fatta sulla fronte ed eravamo a 5 miglia dal porto, un’ora di navigazione per Perla Nera, sarebbe servito troppo tempo. Con il ghiaccio sintetico poi abbiamo fermato l’emorragia…”. La Prodiera annuiva, toccandosi con le lunghe dita la zona della fronte dove sapeva essere rimasto il segno, appena visibile, ma che era lì, come monito e insegnamento.

“In barca ci sono cose inutili di cui si può fare tranquillamente a meno, tipo liocorni gonfiabili, sei diversi bikini, TV, stereo, scarpe eleganti, tanto per dire, e cose che devi comunque avere e che è bene avere in abbondanza: cime, materiale per la sicurezza, ricambi, dotazioni, creme solari contro le scottature, kit medico. Soprattutto chili di cervello, perché è il buon cervello che ti tiene lontano dai guai. E se in una tromba d’aria sai cosa fare per evitare il peggio, di certo la tromba d’aria se puoi evitarla, te ne stai ben lontano e i chili di cervello aiutano in questo”.

La Prodiera ascolta, forse un po’ annoiata dai sermoni del Comandante, ma ligia al dovere di equipaggio continua a spuntare la check list. Accende la radio, utilissima non solo per mettere bella musica, ma anche per ascoltare meteo e notizie. Si sente David Bowie in “Heroes”. La Prodiera adora il Duca e alza il volume. È un brano che fa stare bene e la barca si riempie di belle vibrazioni, quelle della musica e le nostre.

“Scusa, Bibì”.

“Di cosa?”

“Quella volta della bomata sul tuo viso, fu un mio grave errore, non una tua imperizia. Non dovevo alzare la randa per partire, come di solito facciamo, con le sole vele, senza accendere il motore. L’ancora si era incagliata, non dovevo lasciare te da sola a bordo e io tuffarmi per andare a liberare l’ancora… non dovevo… quando ho capito dall’acqua quello che stava per accadere non ho fatto in tempo ad avvisarti e il boma ti ha colpito violentemente, ferendoti, per quel colpo di vento che lo ha spostato d’improvviso da una parte all’altra. Ma se avessi invece ammainato la randa, visto che eravamo incagliati, non sarebbe successo… Ho trascurato tutte le regole di sicurezza, preso dall’ansia di liberare la barca dall’ancoraggio”.

La Prodiera mi guarda e mi sorride… “non è successo nulla… e poi in fondo, così ho qualcosa da raccontare, così da sembrare una marinaia seria!” dice ridendo allegra. La magica atmosfera della notte a bordo di Perla fa bene a entrambi.

“Beh – riprendo io per cercare di recuperare un tono – come quella volta che per tuffarmi dalla barca, visto che ammiravi altri tuffatori da altre barche, il mio mignolo si infilò in uno strozzascotte e dal dolore, dopo il maldestro tuffo, tornai a bordo che ero bianco come un lenzuolo… bella scemenza non controllare dove si mettevano i piedi nudi e soprattutto tuffarsi con impeto senza guardare bene dove mi ero posizionato!”.

“Ricordi che il dito si era piegato a 90°?” – le dico

“Certo – risponde – e ricordi – mi dice – il dottore del Pronto Soccorso al Giglio, che aveva un accento tedesco e che disse “Qvi non c’è nienten da faren! O va a Orbetellen per una ratiocrafia o tiene così” – raccontava Barbara imitando l’accento dello strano dottore.

Il solo ricordo mi fa tornare nel cervello il dolore acuto di quell’incidente, sempre nato per disattenzione e la faccia truce del medico, che aveva un non so che di sadico…

“Batterie di ricambio per le luci di via” – “A posto” – riprendiamo la spunta, mentre dalla radio escono le note di “Wicked Games”, così suggestive nel buio della notte illuminato dalla luce fioca delle lampade sottocoperta.

“Ago e filo per vele” – “A posto”

“Birra” – “sempre poca…”

“Chitarra” – “sempre pronta”

È la notte di San Valentino e se siamo qui, in barca, in una notte d’inverno a preparare una ripartenza è perché si vivono passioni e legami che vanno preservati e curati come gemme preziose nelle nostre mani.

È perché vogliamo continuare a vivere domani, dopodomani, sempre, le nostre passioni e i nostri legami. Per questo, ci prendiamo cura della sicurezza anche su un barchino così piccolo, anzi, soprattutto su un barchino così piccolo. Che con tante attenzioni e cure, diventa un grande  e sicuro veliero

“Vieni Prodiera, vieni qui. – le dico – C’è la luna stanotte… E domani si salpa, per ripartire ancora”.

Pronti a ripartire?

 

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