La parola a Gerardo Colucci, EHS Specialist e ASPP in Merck

di Rock'n'safe

Abbiamo chiesto a Gerardo Colucci, EHS Specialist e ASPP in Merck di raccontarci delle tante iniziative per sensibilizzare al tema della sicurezza che sono state intraprese nell’azienda.

gerardo colucciIl mondo della salute e della sicurezza è noto per essere piuttosto grigio e piatto, fatto solo di norme. Da dove è nata l’idea di inserire un creativo nel team Safety di Merck?

Più che creativo, direi disponibile, ricettivo, catalizzatore, a ricevere e sperimentare messaggi ed esperienze nuove in campo della SSP. Da qui poi la creatività, “il fare” qualcosa. In quest’ottica l’esperienza con Italia Loves Sicurezza è stata illuminante. Dobbiamo uscire assolutamente dalla nostra zona di comfort.

Il nostro servizio fino al 2015 era composto solo dall’RSPP, il mio “Boss” Bruna Piccioli (guarda la video intervista a Bruna Piccioli).
Con il mio arrivo nel 2016 c’è stato un importante contributo, soprattutto in termine di forza ed energia.
Insieme, facendoci forza e coraggio l’un altro, abbiamo avuto il coraggio di spingerci oltre la nostra zona di comfort, trovando soluzioni e stimoli, importantissimi per il processo d’implementazione dell’EHS Culture sul sito.

Quale è stata l’iniziativa creativa che ha avuto maggior successo finora?

Sono diverse le iniziative che abbiamo fatto, tra le tante, portiamo nel cuore le seguenti:
• La prima, un concorso, sui DPI. Dovevamo inventare qualcosa legato ai DPI. Mi sono guardato intorno al luogo dove operavo (magazzino) ed ai DPI a disposizione.
Ho creato un “supereroe” che utilizza i DPI, invece che fidarsi dei suoi superpoteri.
Ho vinto il concorso 😊😊😊.


• La seconda, un “EHS day” sul sito. Una intera giornata dedicata a temi e valori EHS trasmessi attraverso 12 sfide. FANTASTICO!!!!

Insieme ad un mio “fraterno”  Animatore, abbiamo allestito delle postazioni gioco “linkate” ai valori dell’albero EHS.

C’è stata una partecipazione incredibile, circa il 90 % del sito, tutti veramente molto entusiasti. È stata la prima attività a livello “Global” sul sito, stra-voluta, cercata, progettata, con una immensità di feedback positivi ricevuti. Ed ancor oggi ci emozioniamo nel rivedere il video della giornata. Ci vuole coraggio, l’abbiamo avuto, ci siamo spinti fuori dalla zona, “insieme” abbiamo ottenuto un risultato incredibile. Ogni anno, attraverso “EHS DAY” ci proponiamo di lanciare i messaggi della SSP. Nel 2019, con la compagnia teatrale ROSSO LEVANTE, abbiamo realizzato lo spettacolo teatrale “IL VIRUS CHE TI SALVA LA VITA”. Abbiamo portato i nostri colleghi a teatro, li abbiamo fatti emozionare, e qualche corda emotiva è stata positivamente colpita. Gli EHS DAY riprenderanno quando la pandemia ci permetterà di riunirci nuovamente insieme.


• La terza iniziativa che tenevo a raccontarvi, è stata la simulazione di emergenza con la Croce Rossa Italiana. Per allenare la nostra squadra di emergenza, in accordo con la CRI locale, abbiamo realizzato diverse simulazioni, dove, attori truccati della CRI, mettevano in atto uno scenario di emergenza piuttosto reale. L’impatto è stato fortissimo. Al termine, in aula, il personale della CRI, ci ha dato importantissimi feedback sul nostro operato. Abbiamo ricevuto tantissime indicazioni utili al primo soccorso. I componenti della squadra, ed anche gli attori della CRI, si sono arricchiti a vicenda. È stata un’esperienza che abbiamo riproposto, con scenari diversi, anche nel 2019. Al termine della pandemia riprenderemo anche questa attività.

Coinvolgere manager e lavoratori nelle attività più originali legate alla sicurezza ha rappresentato una sfida o avete incontrato fin da subito apertura?

Quando utilizzi una comunicazione non convenzionale è sempre una sfida, soprattutto per te, che esci dalla tua zona di comfort (è l’azione che ti dà più successo).
Manager e Lavoratori hanno bisogno di queste novità.
La sicurezza non è solo una questione di norme, procedure, sanzioni… è una questione culturale, quindi di testa!
Per cambiare la cultura, bisogna agire sulle emozioni, che ti toccano e ti modificano dall’interno.
Abbiamo provato a regalare diverse emozioni ai nostri colleghi qui sul sito.
I nostri EHS day sono sempre molto seguiti, creano entusiasmo e senso di appartenenza. Da lì lo stimolo per noi operatori di settore a fare sempre di più e meglio per non deludere le loro aspettative.
Una delle più belle fotografie che mi sono rimaste in mente dell’EHS day del 2018, il primo sul nostro sito, è stata la partecipazione attiva della “Vecchia Guardia”, cha ha dato alla “Nuova Guardia”, un esempio di appartenenza, responsabilità e gioia mai visti prima.
La sfida per noi è quotidiana, perché l’EHS culture è una sfida.
Ogni giorno dobbiamo curare il nostro campo seminato.
Stiamo incominciando a raccogliere qualche frutto, ma non dobbiamo mai essere sazi, l’asticella deve essere messa sempre più in alto.

Sulla base della sua esperienza quali sono le tre azioni che un professionista della sicurezza deve assolutamente compiere per svolgere al meglio il suo lavoro?

L’esempio, dobbiamo essere un “Role mode”, un nostro errore è devastante, ed è amplificato immediatamente.
L’ascolto, le persone devono avere sempre la consapevolezza che con noi il dialogo è sempre aperto e disponibile, perché la sicurezza, salute e prevenzione è un dovere di tutti, ed anche perché siamo sempre orientati al miglioramento continuo.
L’azione, realizzare quanto suggerito, segnali che il personale apprezza, perché sono il concretizzarsi dei loro feedback.

Cosa pensa che farebbe davvero la differenza per innovare la cultura della sicurezza in azienda?

La partecipazione a tutti i livelli.
La sicurezza in azienda non può essere solo compito del servizio EHS.
La sicurezza è di tutti, ecco perché deve essere un valore condiviso, difeso, valorizzato da tutti, a partire dal DG, che deve essere il primo sponsor, anzi “un Ultras della sicurezza”!
Ho avuto la fortuna di lavorare in diversi ambiti, tra cui Fiat e Michelin, che con MERCK, sono veramente degli “Ultras della Sicurezza”. L’obiettivo non è “buono al primo colpo”, ma “zero infortuni”!
Ed il primo a parlare di questo obiettivo è sempre stato il più alto in grado. Difficile non recepirlo. E laddove veniva meno raccolto questo messaggio, l’intervento dell’azienda è sempre stato perentorio.

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