La parola a Giordana Giordini, Giordini Gioielli

di Rock'n'safe
giordana giordini

È stato da sempre uno dei distretti strategici per la Toscana. Uno dei più apprezzati a livello globale. Si tratta del settore orafo che Giordana Giordini, imprenditrice della Giordini Gioielli di Arezzo e presidente di Confindustria Federorafi Toscana Sud, ha scelto di difendere e rappresentare.

Il settore orafo ha subito i contraccolpi della crisi.

Il settore è stato fortemente colpito perché siamo vocati all’export per oltre l’80%. Abbiamo avuto dei grossi problemi quando l’Italia è entrata per prima in lockdown perché abbiamo perso il contatto con i paesi esteri con cui lavoriamo abitualmente. Il lockdown di fatto è durato fino a luglio 2020 e ne abbiamo risentito. Abbiamo ripreso a lavorare a settembre-ottobre del 2020 ed è arrivata la seconda chiusura. Il 2021 si è aperto senza la fiera di riferimento, quella di Vicenza Oro con la quale di solito pianifichiamo gli ordini per tutto l’anno. Lentamente abbiamo ripreso a lavorare negli ultimi mesi. Arezzo lavora molto con l’hub di Dubai che per fortuna è stato uno dei paesi ad aver reagito meglio e la situazione è più tranquilla, ugualmente gli USA. Ci sono ancora delle difficoltà ma da gennaio ad oggi stiamo tornando a un livello più accettabile. Siamo abbastanza sereni.

Il distretto ha una concentrazione di aziende notevole. Come hanno retto e reagito all’emergenza?

Per fortuna le aziende hanno retto quasi tutte. Di contro gli aiuti sono stati pochissimi. Ci siamo molto aiutati da soli facendo fronte comune. Lo Stato, da parte sua, ci ha sostenuto grazie al Mediocredito Centrale. Non sono arrivati mai, però, gli aiuti perché le aziende fatturano con il complessivo dell’oro in fatturato e quindi non sono rientrate nella fascia di aiuti dello stato. Da parte nostra non ci siamo abbattuti e ci siamo riorganizzati: abbiamo impiegato il tempo a disposizione per migliorare il prodotto e le nostre filiere produttive. Abbiamo capito che chi compra sceglie la qualità e ci siamo riorganizzati di conseguenza.

Il settore si sta aprendo alle novità, come il digitale che per molti è un’opportunità.

Avevamo sempre accantonato l’idea della digitalizzazione mentre adesso lo utilizziamo come nuova modalità di vendere che rimane anche adesso che stiamo tornando ad una certa normalità. Mi fa piacere vedere come le aziende hanno puntato sul digitale: vedo cataloghi digitali aggiornati, shop ben funzionanti, video emozionali che raccontano il prodotto. Siamo pronti alla sfida digitale.

Prospettive di rilancio e sviluppo per il distretto orafo.

Ci stiamo impegnando per sensibilizzare gli imprenditori alla qualità e all’unicità del prodotto, al puntare su un mix tra tecnologia, innovazione, artigianalità. Se puntiamo sull’unicità del prodotto riusciamo a tenere testa ad una concorrenza che al momento è molto aggressiva. Adesso stiamo puntando anche a posizionarci meglio sul mercato italiano e non solo su quello estero. Dobbiamo però imparare a comunicare meglio il nostro prodotto.

Quanto sono importanti i dipendenti nella realizzazione di un prodotto così unico e apprezzato?

I nostri dipendenti sono operai principalmente, nella mia azienda diamo lavoro a 30 dipendenti. Il nostro operaio ha una sua specificità, data dal tipo di prodotto che trattiamo e siamo molto attenti al suo inserimento, al suo aggiornamento, alla sua artigianalità. Da quando c’è stata l’emergenza e fino ad oggi riponiamo estrema attenzione alla sicurezza sul luogo di lavoro.

 

 

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