Il re e il giullare

di Stefano Pancari
Il re e il giullare

C’era una volta, in un Regno non molto lontano da noi, un Re capace di far splendere d’oro e gemme il suo regno. Tutti gli abitanti erano impegnati nell’allevamento di mucche, chi si occupava del fieno, chi le portava al pascolo, chi le portava alle fiere dei regni vicini.

Il Re, nonostante i suoi forzieri stracolmi di monete d’oro, era insoddisfatto sul suo trono regale. Il suo grande desiderio era quello di vedere i sudditi con il sorriso, sani e sicuri. Questo avrebbe dato ancor più lustro al suo regno elevandolo al miglior Re della storia. Probabilmente era venuto il tempo di sostituire il suo fido ma anziano giullare di corte per affidarsi ad un grande artista la cui fama ormai era arrivata in tutte le terre. E così fece.

il re e il giullare

Squilli di trombe e damigelle accolsero il nuovo arrivato con il massimo degli onori e, per convincerlo a portare benessere nelle sue terre, il Re gli offrì grandi manciate delle sue luccicanti monete. “Voglio che nel mio maestoso regno tutti vivano sani, sicuri e felici”, esclamò il Re al primo incontro. Il giullare accettò di buon grado l’incarico mosso dalla convinzione del Re, prese bagagli e burattini e si trasferì nel regno.

Fu così che, armato di grande entusiasmo e della sua professionalità, cominciò a camminare per le strade del regno con lo scopo di individuare la strategia giusta per regalare benessere a quel popolo così fiorente. In effetti le mucche di quella terra erano molto belle e in ottimo stato di salute, quindi chi lavorava per loro doveva essere proprio della brava gente.

Tutto sembrava filare liscio, tutto sommato quel popolo non faceva trasparire particolari disagi, fin quando il giullare mise il piede in una enorme buca, proprio lì, in mezzo alla strada sterrata e per poco non ci lascia una caviglia. “Come mai non è mai stata riparata questa buca? Chissà quante ruote di carro hanno rischiato di spaccarsi”. Il giullare pensò che non tutto può essere perfetto e probabilmente quella buca era stata una svista del suo predecessore e del Re. Fece uno schizzo con la matita per ricordarsi il punto esatto della strada e proseguì nel cammino.

Pochi metri più in là vide alcune donne che raccoglievano grandi balle di fieno. Vista una persona inarcarsi la schiena si avvicinò per chiederle “Provi dolore? Ma lo sai che così facendo rischi di giocarti la schiena, eppure credo che ti abbiano spiegato come svolgere meglio il tuo lavoro”. “A dire il vero nessuno mi ha detto mai nulla”, disse la signora, “sai, il Re è molto impegnato e quindi c’è da capire se non ha avuto tempo per spiegarci come lavorare”. Il giullare prese nuovamente nota con la sua matita e più di un sospetto cominciò ad oscurare la sua mente.

Così passò la giornata e, con il suo taccuino stracolmo di disappunti e annotazioni, chiese udienza al Re, ma egli era assente e gli fu detto di tornare l’indomani. La notte fu tormentata da incubi che rimandavano al giullare in quei regni dove le persone si facevano male, di Re spocchiosi e disinteressati alla salute dei propri sudditi ed al gran da fare che si era dato per cambiare le cose.

La mattina dopo, deciso a scoprire la verità, si presentò nella sala degli incontri come gli era stato detto il giorno prima. 15 minuti, 30 minuti, 1 ora e nessuno si fece vivo. Sconfortato e colpito nell’orgoglio per il mancato appuntamento, il giullare andò in una bottega a comprare un nuovo taccuino ed un nuovo lapis e cominciò un’altra giornata nel regno delle mucche. Passarono così giorni, ogni giorno un’udienza mai rispettata ed un nuovo taccuino di cose che non andavano. Il giullare cominciò a pensare che non è tutto oro quel che luccica, ma per vederci chiaro doveva capire perché il Re agognava la sua presenza per cambiare le cose.

Fino al giorno in cui rientrato stanco nella sua camera del castello trovò una lettera con il sigillo del Re. Folle dalla curiosità si lanciò sotto la finestra per aver più luce e leggere cosa aveva scritto quell’uomo. La lettera era un elenco di rimproveri a carico del giullare perché ancora nulla era cambiato ed il Re manifestava tutta la sua delusione e perplessità nella bravura del giullare. Fu così che il giullare, preso dall’orgoglio, prese calamaio e la miglior carta e scrisse: “Sua Maestà, concordo pienamente che nulla è stato fatto per la felicità dei suoi sudditi. Proprio per questo dobbiamo conferire quanto prima perché, prima di parlare di benessere delle persone, dobbiamo sistemare più di una cosa che non funziona nel regno”.

Passarono giorni e finalmente il tanto agognato confronto tra Re e giullare avvenne. Il giullare portò con sé un carrello carico di taccuini su cui si era appuntato tutte le nefandezze che aveva incontrato: fienili che cadevano a pezzi, strade dissestate, lavoratori che si spezzavano la schiena. “Mio Re, il benessere delle persone parte dalla loro salute e dalla loro sicurezza. Prima di tutto dobbiamo sistemare tutte queste cose nel suo Regno se vogliamo cambiare le cose”, disse il giullare. “Hai ragione giullare. Metteremo tutto a posto come tu chiedi, ma mi raccomando: il benessere prima di tutto”, rispose il Re.

Il giullare consegnò l’elenco delle cose da fare confidando che di lì a poco tempo tutto sarebbe stato sistemato. Passarono giorni, settimane e mesi, ma tutto era come prima e di tanto in tanto il giullare ricordava al Re, sempre indaffarato per dare udienza, dell’importanza di mettere a posto quelle cose prima di tutto. Fino a quando un’altra missiva con lo stesso tono della prima arrivò sul tavolo del giullare.

Mio caro lettore, mi piacerebbe tanto che questa storia avesse un lieto fine, ma purtroppo ancora la sto scrivendo. Noi giullari abbiamo la passione e la professionalità per favorire il cambiamento nei regni, ma talvolta di fronte alle strombazzanti dichiarazioni dei Re si cela incompetenza e disinteresse per ciò di cui ci impegniamo. Il Re di cui parlo ha sì dei buoni propositi, ma forse per il desiderio di avere il più bel regno, più che per un vivo interesse dei suoi sudditi. Comunicazione, team building e tutte le altre iniziative che rafforzano il benessere delle persone a nulla servono se non c’è la garanzia dei requisiti di base della sicurezza. La ricchezza di un regno non sta tanto dallo splendore delle proprie mucche, ma nel modo in cui vivono e lavorano le persone che le accudiscono.

Nella vita reale non saremo dei giullari, ma non siamo nemmeno Mago Merlino.

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