Il migliore dei social esiste. Ma ha un bug.

di Allegra Guardi

In un tempo in cui conta più sapere su che social sei che quali locali frequenti, mi sto sempre più interessando all’analisi di un social particolare, a cui le persone si ritrovano iscritte senza aver fatto nulla. Ha anche preso la decisione sfrontata, o forse realistica, di aprirsi a tutti senza limiti di età.

E se dopo queste prime due informazioni sei già pronto ad urlare allo scandalo e alla violazione di privacy, ti svelo subito che non è sulla piazza da poco: c’è chi lo ama, chi lo odia, chi non lo considera proprio, ma sotto sotto ognuno vuole esserci, consapevolmente o no.

Ad una prima occhiata si presenta come tutti gli altri: ti viene associato un nome utente e un’immagine. È anche molto generalista. Proprio come Facebook, ti consente di fare un po’ tutto: puoi creare gruppi, organizzare eventi, indire raccolte fondi, scrivere articoli, inviare messaggi pubblici o privati, fare foto, video…

L’obiettivo – e qui si fa stimolante – è quello di generare interazioni e collegamenti che permettano agli utenti di crescere ed evolvere. Una cosa bella, no? Poi, che c’entra, una buona percentuale di persone lo usa più per mettere in mostra se stessa o per costruirsi la sua fetta di fortuna che per relazionarsi agli altri, ma questa è un’altra storia.

A me piace molto il suo approccio. Rispetto agli altri social incoraggia tantissimo le interazioni dal vivo, anche se ultimamente sto notando una determinazione calante rispetto a questo obiettivo che rappresentava la sua nota distintiva.
Sono convinta invece che sia importante. Anche se il particolare periodo storico non agevola i rapporti faccia a faccia e anche se sono favorevole e curiosa circa i progressi e le opportunità fornite dalla tecnologia, ci sono dinamiche relazionali e sensoriali che semplicemente non possono essere riprodotte. Bello il concerto visto in TV, ma vuoi mettere ascoltarlo dal vivo? Bello sentire gli amici via chat, ma vuoi mettere averli fianco a fianco al suddetto concerto?
E sul lavoro la tendenza non è molto diversa. Si sviluppano social aziendali, chat interne, web conference e passano giornate intere senza che colleghi che hanno l’ufficio uno di fianco all’altro si rivolgano la parola guardandosi negli occhi dal vivo.

Come ho detto, io non sono contraria ai nuovi media. Anzi, è il mio lavoro valutarne le potenzialità e metterle a frutto all’interno di un piano strategico di comunicazione interna. Ma il piano, pandemie permettendo, deve prevedere anche l’off-line e comunque forme di interazioni digitali ben più coinvolgenti di quelle che offrono i social più noti.

Come si può pensare di creare relazioni solide se di mezzo c’è sempre uno schermo? Come si possono trasmettere i valori e la cultura di un’Azienda senza mostrarli direttamente stando fisicamente lì, uno di fianco all’altro? Non è ipotizzabile creare un cambiamento culturale a suon di e-mail e chat, né nella sicurezza né in altro ambito.

Per questo l’idea di un social orientato a far uscire le persone dai social mi ha lasciato subito in bocca il sapore stuzzicante della sfida.

Ma.

Purtroppo c’è un “ma”.

La gestione delle violazioni su policy e regolamento non depone affatto a suo favore. Se la violazione è lieve al massimo ti viene notificato un avvertimento, una sorta di cartellino giallo, ma spesso non succede nulla e ci può stare. Se invece fai qualcosa di veramente grosso, il sistema ti banna e può addirittura decidere di non farti più rientrare. Che in linea di principio mi torna anche, le prese di posizione decise dopotutto mi piacciono. Il problema è un altro. A causa di un bug che gli sviluppatori non riescono proprio a rimuovere, puoi ritrovarti bannato da un giorno a un altro a causa di attività contrarie alla policy del social da parte di altri utenti. Capito? Il sistema per errore non banna loro, banna te.

È un peccato che non riescano a risolvere questo malfunzionamento…

Di sicuro continuerò a monitorarne l’andamento perché tutto sommato a mio avviso resta un prodotto interessante. Certo, con dei pro e dei contro come in tutte le cose, ma è in assoluto il social con più funzionalità e potenzialità che io abbia testato finora.

Per chi volesse fare degli approfondimenti, segnalo il nome. È breve e semplice.

Si chiama vita.

Per accedere non servono né APP né link, è disponibile anche off-line e lo trovi già installato nel device principale che usi: il tuo corpo.

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2 commenti

Francesco La Rosa 9 Novembre 2020 - 10:39

Mi viene da condividere qui il manifesto di Parole O_Stili.
Vale per il social “vita”, se ce lo portassimo dietro pure nel virtuale sarebbe una gran bella cosa:

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t31.0-8/16707265_1608448312503181_5613636392686422754_o.jpg?_nc_cat=109&ccb=2&_nc_sid=9267fe&_nc_ohc=ALKc_I7-3v4AX9pIoRt&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=dbe37a9aab0666186f2afd99eb58eb0c&oe=5FCFB97B

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Allegra Guardi 9 Novembre 2020 - 15:05

Grazie Francesco. Tempo fa lo avevo letto, ma poi dimenticato. Sono contenta che tu me lo abbia riportato all’attenzione.

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