L’artista Dell’Osso con l’opera “One Heart, One Life” punta i riflettori sulla sicurezza sul lavoro
di Mario Stigliano
Qualche settimana fa l’artista Domenico Dell’Osso, mi ha mandato un messaggio su whatsapp, come fa spesso con alcune sue opere, chiedendomi un parere sull’ultimo dipinto “One Heart, One Life”. Vedendo la foto del quadro, un acrilico su tela 150×150, ho pensato “Wow! In un quadro è riuscito a rappresentare tutto quello che noi del mondo della sicurezza comunichiamo”.
Ho deciso di intervistarlo, perché la sua storia è veramente toccante. E’ nato il 1 maggio – un giorno simbolico per i lavoratori – sfortunatamente ha perso da molto piccolo il caro papà per asbestosi a causa dell’esposizione ad amianto in una delle fabbriche più inquinanti d’Europa e in cui negli anni tanti papà-lavoratori non sono più tornati a casa.
Domenico, le tuo opere hanno spesso un forte richiamo sulla tutela dell’ambiente e dell’inquinamento, nell’opera “One Heart, One Life”, lanci un messaggio molto forte sul tema delle morti bianche sul lavoro. Cosa ti ha ispirato e motivavo dal punto di vista artistico e sociale?
Come artista ho sicuramente qualche mezzo in più che mi permette di dare il mio personale contributo a quella che sento come vera e propria responsabilità a livello sociale. A maggior ragione perché ho perso mio padre per un tumore contratto sul luogo di lavoro per l’esposizione all’amianto. Lui era dipendete di una delle fabbriche più inquinanti d’Europa, un gran lavoratore, ha fatto straordinari infiniti per far vivere tranquillamente la sua famiglia nella casa che acquistò rinunciando ai suoi riposi. Infatti, da bambino, ho solo vaghi ricordi della sua presenza in casa, quando – invece – era mio desiderio averlo lì più presente per giocarci; mentre da grande avrei preferito averlo ancora con me anziché avere una casa …
Il titolo dell’opera “One Heart, One Life” deriva da un progetto di sensibilizzazione che sto portando avanti con i ragazzi del gruppo The New Poets – di un istituto scolastico di Ferrara – con Marco Toscano, i quali in una loro canzone dicono che “è importante lavorare per vivere, ma non morire per lavorare”.
Ogni lapide ha un cuore che rappresenta il lavoratore, il pericolo e il dispositivo di protezione individuale che avrebbe potuto salvargli la vita. Sei riuscito a rappresentare quella che è la triste quotidianità degli incidenti sul lavoro. Tutti noi forse non abbiamo veramente a cuore la nostra vita?
Tutti abbiamo a cuore la nostra vita, il problema è più una questione di presa di coscienza, la cui consapevolezza là si acquisisce solo con l’età e dunque l’esperienza. I ragazzi spesso effettuano un sorpasso in curva perché mancano della coscienza di quel che potrebbe accadere al di là della loro azione che va ben oltre il proprio controllo, perché sono convinti di essere speciali, eterni ed invincibili, per loro la morte non esiste, come pure scarsa è la consapevolezza di altro …
Purtroppo l’approccio al lavoro, soprattutto quando avviene nella giovane età non dà il tempo per strutturare quella coscienza che conduce alla consapevolezza dei rischi. Sicuramente anche per gli adulti il rischio è elevato in particolare per quanti sono sicuri delle proprie capacità ed infatti penso che la causa primaria degli infortuni sia la presunzione di non essere nella condizione di correre rischi trascurando l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale.
I numeri degli infortuni mortali in Italia sono molto preoccupanti, ogni giorno 3 lavoratori o lavoratrici perdono la vita sul posto di lavoro. Quale percezione hai dei livelli di sicurezza sul lavoro in Italia?
Il livello di sicurezza nell’ambito lavorativo in Italia è abbastanza avanzato, il problema forse è più legato ad una innata questione culturale e di scarsa percezione da parte dei lavoratori. L’intervento da parte dello Stato è essenziale affinché tutte le aziende possano permettersi l’adeguamento e il cambio culturale verso la sicurezza per non avere lavoratori di serie A e di serie B, ma tutti con standard di sicurezza elevati.
Hai avuto collaborazioni artistiche con Caparezza, per il quale hai disegnato la copertina dell’album “Museica”, due lati dell’arte con la stessa attenzione all’ambiente e alla sicurezza sul lavoro. Nella tua opera c’è un tunnel con le lapidi che non ha fine, siamo ad un punto di non ritorno?
Non è un punto di non ritorno! La fine del tunnel la identifico con la meta alla quale ambire per concludere il nostro percorso terreno, un traguardo al quale arrivare integri. Proprio per questo la scritta è da intendersi come uno slogan, l’ho dipinta con un carattere per celebrare una Vittoria. Ognuno di noi ha un’unica vita a disposizione, almeno per quel che ne sappiamo nella nostra dimensione terrena, e dunque in questo percorso la vita è rappresentata da un cuore che dobbiamo tener ben stretto. Poiché la vita è Amore, più ami la tua vita e più devi tutelarla. Ho dipinto il mio omino con tutti i dispositivi di sicurezza, con il cuore ben stretto e protetto affinché riesca a raggiungere e varcare il traguardo.
Dietro un incidente sul lavoro ci sono molte cause, ma quella comune è l’errore umano. Parliamo di comportamenti, di compiacenza al rischio e di decisioni sbagliate, dimenticando che la sicurezza sul lavoro ha un impatto sul lavoratore e sulle relative famiglie. L’arte può essere lo strumento per sensibilizzare al valore della Vita?
Un individuo per cambiare veramente deve vivere un’esperienza che possa lasciare il segno a livello psicologico ed emozionale, anche tramite una frase, una scena o un’immagine. Sentendo quel brivido che attraversa il suo corpo, riesce a far sua quell’esperienza e a recepire appieno il messaggio.
Sono convinto che l’arte con le sue immagini deve colpire. L’arte entra nel cuore della gente rivelando una realtà che permette di aprirsi a nuove prospettive e visioni; penso proprio di sì, l’arte è uno strumento di sensibilizzazione al valore della vita, che a poco serve se il contesto familiare e sociale – come le scuole – non sensibilizzano a tali valori e all’arte stessa.
L’omino tipico delle tue opere tiene ben stretto il cuore simbolo della vita; l’opera e il messaggio che hai lanciato “One Heart, One Life” fa venire i brividi. Quale messaggio vuoi lanciare al mondo del lavoro?
Abbiamo una sola vita, lavoriamo per vivere cercando di farlo nel migliore dei modi in quanto non avrebbe senso lavorare per morire o invalidarsi. Alla luce di questa certezza l’unica strada possibile è di scegliere con consapevolezza di agire in modo sicuro altrimenti sarebbe più un accontentarsi della sopravvivenza. Esistere è priorità assoluta della Vita e dunque auguro a tutti di raggiungere la meta infondo al tunnel del nostro percorso “One Heart, One Life”.
BOX BIOGRAFIA DOMENICO DELL’OSSO
Domenico Dell’Osso nasce il primo maggio del 1975 a Gioia del Colle, inizia a dipingere all’età di 16 anni. Dipinge, fondamentale, per conoscere sé stesso, basandosi su teorie filosofiche incentrate sull’inconscio. Nel suo processo di creazione artistica rifiuta il classico approccio pittorico che prevede l’esternazione delle conquiste individuali della conoscenza. Egli, piuttosto, adotta la pittura come mezzo per conseguire una più profonda comprensione della realtà interiore; in questo senso le opere non sono il frutto dei suoi pensieri, ma una lente rivolta a comprenderli.
Espone le sue Opere a partire dal 1993 e nei dieci anni successivi, tra personali e collettive, effettua svariate mostre su tutto il territorio nazionale.
Nel 1998 si delinea una nuova fase artistica, in cui viene profilato ed inizia ad essere sempre più presente, anche se ancora con una forma non del tutto definita.
Dal 2003 il suo personaggio assume sempre più le caratteristiche distintive dell’artista diventando molto più realistico. Per Dell’Osso inizia un nuovo ciclo di successi: Premio Arte Mondadori 2007, Premio Celeste 2008, Premio Pio Alferano 2016, Premio Zuanazzi 2003 e finalista in diversi concorsi.
Nel settore musicale emerge per originalità la copertina dell’album Museica realizzata per Caparezza. Largo consenso di pubblico hanno avuto i dipinti creati per ABI (Associazione Bancaria Italiana), Universal Music (sezione musica classica), Ceres, Costa Crociere, Frankie Garage …
Fra i luoghi più prestigiosi dove ha esposto in collettive: Arsenale- Venezia, Museo Maxxi- Roma, Museo Mambo- Bologna, Museo Madre- Napoli, Centro Pecci- Prato, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo- Torino, Palazzo della Permanente- Milano, Spazio Oberdan- Milano, Teatro dal Verme- Milano, Museo Fondazione Luciana Matalon- Milano, Palazzo dei Congressi- Roma, Fondazione Cini- Venezia, Centro congressi Roma eventi, ex Convento dei Teatini- Lecce, Context Art Miami- Miami, Arte Fiera- Bologna, Arte Padova, Art Verona, Miart, Artissima. Attualmente è rappresentato dalle Gallerie del circuito di Liquid Art System e da Gare 82 Gallery.
Visita l’intera rubrica Safety shake!
SCORRI LA PAGINA E LASCIA UN COMMENTO.