Mancato Burnout

di Michele Grigato

In realtà questo non è un vero e proprio episodio, credo, ma un susseguirsi di eventi che mi hanno portato molto, ma molto vicino all’acclamato Burnout con una bella spolveratina di mobbing. Non è facile, ma ci provo eh?!

Al tempo, ero il Jolly dell’ufficio e mi occupavo veramente di qualsiasi cosa mi capitasse a tiro; non so perché ma ogni volta che c’era qualche “bagolo” nuovo da fare, taaaaaac, si giravano tutti verso il sottoscritto, soprattutto la cosiddetta Responsabile, e così le mie giornate si caricavano di rotture, oltre all’ordinario chiaramente.

Vuoi per predisposizione, velocità e precisione, boh, non l’ho mai capito ma attiravo rogne in quel periodo. Fatto sta che con il passare del tempo, le pressioni e le cose da fare si moltiplicavano, e nessuno sembrava curarsi o aver tempo di mettere in discussione i piani di lavoro.

Un giorno, ero indaffarato nel controllare delle fatture di Agenzie Interinali che mi erano state appioppate, e mi rendo conto che “qualquadra non cosava”. Lo faccio presente alla Responsabile, parliamo di migliaia di euro di differenza già fatturati nei mesi precedenti, avete presente il famoso “vaso di pandora”? Ecco, Lui. Ve la faccio breve, lettera di richiamo al sottoscritto per aver controllato troppo bene le fatture. Belle le soddisfazioni lavorative eh?! Senza contare che stavo ancora aspettando un mero “grazie” per quella volta in cui buttai al vento il mio tempo libero fino alle 23:00 per circa due settimane ed evitai una causa legale che al buon “nonno” sarebbe costata una multa di circa 350.000 euri. Lasciamo perdere.

Ah, dimenticavo: “ero già marchiato a fuoco con la lettera scarlatta, perché in 4 anni avevo osato rimanere a casa dal lavoro per malattia una volta (un paio di giorni credo), senza avvisare direttamente la Respo, ma lasciando il protocollo al centralino in quanto occupata in una telefonata. Dettagli irrilevanti amici miei, l’importate era trovare sempre un coglione da redarguire o incolpare per qualche futile motivo.

Non vi dico la fatica che facevo anche solo per rispondere al telefono, ormai ero diventato il bersaglio preferito della capa e oltre al mio misero IV livello (sottopagato) dovevo anche sorbirmi le pressioni psicologiche della Direzione e tutto l’ambaradan, un gran teatrino con il senno di poi. In parole povere persi 10 Kg in un anno circa, avevo le analisi piene di asterischi, vegetavo per l’ufficio e spesso andavo a letto senza mangiare. Non avevo le forze per non fare nulla tranne: svegliarmi-lavorare-dormire.

Proprio Io, che ero stato l’emblema dello sportivo ed ero attivo come pochi nelle passioni extra. Piano piano il lavoro mi stava logorando dall’interno. Fuori cercavo tenacemente di non mostrare assolutamente il mio disagio, non potevo dargliela vinta ma in realtà andavo dalla psicologa per non buttarmi giù da un ponte. La meditazione, non so bene in quale misura e come mi salvò. Il violoncello e la musica mi salvarono. La Poesia ancora una volta mi salvò. L’arte attenuò lo stato generale di malessere, anche se mi ci volle tempo per riprendere i chili, le ore di sonno e l’autostima.

Decisi di frequentare dei Master di aggiornamento, cambiai visione, opinioni e orizzonti. Me ne andai ovviamente da quel posto tossico. Ancora una volta, il vero problema non ero IO. Da quel periodo di mancato Burnout nacque poi questa Poesia:

Silenzio … parlerà l’assenza

Un pagliaccio per te

Che m’osservi dall’alto

Gonfio d’altrui meriti

Rosso fuoco d’invidia

Per il mio naso all’insù

Un ghigno dolce per te

Che scalpiti stremato

Ai piedi del mio letto

Colmo d’inchiostro e foglie caduche

Un occhiolino ridente per te

Che mi vorresti perdente

Assente, deludente

E rimani lì scioccamente

Inerte

In attesa di una smorfia

Immeritata

Una lacrima travestita in festa

Per te che ignori

Quanto profondo possa essere

Il cappello buffo che sfoggio

Nelle notti d’orgoglio

Silenzio

Parlerà

L’assenza

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