La parola a Pina Vitiello, General Manager Cianciola Sardegna Srl

di Rock'n'safe
cianciola sardegna

Cianciola Sardegna è presente sul mercato nazionale da circa mezzo secolo come fornitore navale.
Negli anni si sono specializzati nel settore della sicurezza sul lavoro, con la vendita di DPI che la manutenzione e revisione. Arriva poi a offrire servizi di formazione certificata e consulenze tecniche.

Chi si occupa di sicurezza è sempre presente, siamo dietro le quinte della società per aiutare enti, aziende e industrie a garantire alle persone il diritto di lavorare in sicurezza, e di tornare a casa sani e salvi. Pina è la general manager della società.

 

Di cosa si occupa Cianciola Sardegna?

La risposta canonica è che forniamo dispositivi, strumentazioni e servizi per la sicurezza sul lavoro. Ma lo ritengo non perfettamente rispondente a quanto in realtà facciamo e quanto, ogni giorno, siamo chiamati a fare.

Intendo dire che in un settore come il nostro, o in generale, quando si parla di sicurezza non si deve e non si può impostare il proprio lavoro su una operazione di compravendita: scelgo i miei fornitori, acquisto e rivendo, quindi fatturo. Abbiamo delle responsabilità perché ci occupiamo della vita delle persone, non di adempiere a obblighi amministrativi. Senza ipocrisie, la vendita è importante per la sostenibilità dell’azienda, ma non è il punto di partenza né tanto meno l’obiettivo che ci fa andare avanti. Se basassimo tutto sulla vendita di DPI saremmo un’azienda come tante.

Noi abbiamo un’impostazione diversa: prima capiamo come servire al meglio un cliente attraverso una conoscenza approfondita delle esigenze e delle problematiche presenti nell’attività, poi proponiamo soluzioni che aiutino a garantire un ambiente di lavoro sicuro e offriamo i nostri servizi. Non siamo benefattori, ma crediamo che se si agisce prima sulla percezione del rischio e sul domino di problemi e disastri che può causare la mancanza di sicurezza, si riuscirà poi ad avere un cliente fidelizzato, consapevole e soprattutto educato alla sicurezza. Quindi per tornare alla sua domanda: forniamo dispositivi di sicurezza, ma ci piace pensare che forniamo anche consapevolezza e cultura della sicurezza.

Abbiamo anche un ruolo di consulenza e affianchiamo le aziende nel corso delle loro attività, nel post-vendita poi garantiamo la manutenzione delle strumentazioni. Il nostro claim è “il tuo partner per la sicurezza”: cerchiamo di essere sempre all’altezza di quella dichiarazione.

 

Il vostro settore, specie con riferimento alla produzione di DPI, potrebbe pensarsi come prettamente destinato a lavoratori uomini. Cianciola Sardegna però ha una visione diversa, giusto?

Mi permetto di parafrasare la sua domanda togliendo il condizionale: il nostro settore, a cominciare dai DPI è pensato per gli uomini, purtroppo, e ancora.

Sono una donna e quindi particolarmente sensibile a questo tema, come potrà immaginare. Come saprà, in questi casi si parla di “tetto di cristallo” e potrebbe sembrare che il mio caso sia un esempio positivo del fatto che ormai sia stato sfondato: non è così. Una donna che ricopre ruoli apicali, anche dopo la doppia fatica spesa per arrivare a un incarico di responsabilità, deve comunque lottare contro il pregiudizio – sto semplificando – e dimostrare di meritarsi quel ruolo in ogni azione della sua vita professionale.

Nel mio piccolo, al pari della diffusione della cultura della sicurezza, intervengo sulla cultura maschilista e sui preconcetti legati alla presenza femminile nelle aziende e al riconoscimento del loro contributo nel gruppo di lavoro o nell’esecuzione delle operazioni, ad esempio.

La nostra lotta a favore dell’equità di genere si riflette nel concreto anche nella scelta dei nostri fornitori: ci avvaliamo di produttori di DPI che nella loro offerta abbiano una linea di DPI ideata e realizzata sulle caratteristiche fisiche della donna.

Sembrerà strano, ma ci sono aziende che non considerano la componente femminile nella dotazione dei DPI. Questo comporta una perdita di efficacia del dispositivo di protezione che non essendo progettato per il corpo femminile (misure, forme, peso ecc.) non aderisce perfettamente e, in generale, non viene indossato correttamente.

Risultato: le donne rappresentano l’anello debole nella catena della sicurezza perché sono la forza lavoro più a rischio dei colleghi maschi. Inaccettabile, non crede?

 

 

Altra tematica di rilievo è la tutela dell’ambiente, in una terra come la Sardegna ricca di bellezze naturali, ma anche di contraddizioni. Cianciola come valorizza il tema dell’etica ambientale?

La difesa dell’ambiente è un altro tema a noi caro. Lo dicono tutte le aziende, è vero, e non fa e non deve fare notizia, ma noi la tutela ambientale l’abbiamo introiettata nella nostra azione quotidiana. E politica, oserei dire.

Politica perché riteniamo che agire valutando l’impatto che si lascia nell’ambiente, sia una scelta civica, prima ancora che aziendale. Oggi ci sono tante case produttrici di altissimo livello sia qualitativo che tecnologico: noi scegliamo quelle che, tra queste, adottano pratiche (davvero) sostenibili, operano nella difesa dell’ambiente e credono come noi che questo pianeta si salvi solo se ci muoviamo tutti insieme, ogni giorno, possibilmente nella stessa direzione!

Recentemente con un’azienda partner abbiamo organizzato una giornata dedicata alla pulizia all’interno del Parco Naturale delle Saline che si trova all’interno della città di Cagliari. Un’oasi naturalistica protetta che richiama tanti turisti, sportivi e amanti della natura. Uno spazio meraviglioso in cui nidificano i fenicotteri e altre specie animali protette; un ambiente però fragilissimo perché costantemente minacciato dall’inciviltà dei visitatori che lasciano bottiglie di plastica e altri rifiuti. L’evento al parco è stato un’azione di sensibilizzazione concreta perché abbiamo lavorato per la pulizia delle aree, ma è stato anche una festa: c’erano tanti bambini e tanti giovani che, a differenza di noi adulti, si stanno rivelando molto più sensibili e attenti alla difesa del pianeta.

Che attività mettete in atto come azienda per diffondere la cultura della sicurezza nella comunità?

Negli anni abbiamo cambiato più volte strategia, il mondo del lavoro cambia continuamente così come la società e occorre rimanere sempre aggiornati anche dal punto di vista comunicativo, o nessuno ti ascolterà mai.

Sono state organizzate iniziative molto dense dal punto di vista formativo e culturale che poi non sono state recepite, ma non per incapacità o disinteresse dei destinatari, ma per, noi pensiamo, un cortocircuito comunicativo.

Negli ultimi anni abbiamo cambiato approccio: abbiamo organizzato eventi che coinvolgevano anche gli esterni, le famiglie e i conoscenti dei lavoratori e lavoratrici e abbiamo diffuso delle locandine dal linguaggio chiaro, senza tecnicismi. Il nostro intento è stato quello di calare la sicurezza sul lavoro nella quotidianità, di avvicinare il tema della sicurezza alle persone, per fare in modo che la riconoscessero nella vita di ogni giorno e ne capissero il valore.

Sembra assurdo, ma le persone non sentono la minaccia dell’infortunio o i pericoli per la salute mentre lavorano. C’è molta strada da fare per quanto riguarda la consapevolezza del pericolo.

Oltre agli eventi, dentro e fuori l’azienda, partecipiamo a iniziative che hanno un risvolto sociale e cogliamo l’opportunità per infilarci una discussione sulla sicurezza, insomma non cerchiamo di fare proselitismo, ma quasi!

 

 

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