La nuova hit della sicurezza: come affermarla

di Allegra Guardi

Avete presente quelle volte in cui credete fermamente in un progetto, avete fatto previsioni del tutto oggettive sul fatto che andrà alla grande e invece poi si rivela un flop?

Ecco, sappiate che non succede solo a voi, capita anche ai grandi della musica.

Era il 2003 quando gli OutKast, una della band più acclamata del momento, lanciò il suo singolo “Hey Ya!”. Tutti gli esperti dell’industria musicale ne erano certi: sarebbe stata un successo. E ne avevano tutti i motivi… motivi che andavano oltre le abilità di talent scout. Esistono, ed esistevano già allora, precisi algoritmi capaci di prevedere le probabilità di successo di una canzone e si dà il caso che “Hey Ya!” avesse un punteggio da capogiro!

Infatti ha avuto successo, direte voi. A distanza di quasi 20 anni basta sentirne poche note per riconoscerla a colpo sicuro. Vero… ma non del tutto. L’amore del pubblico è arrivato, ma non è arrivato subito e ci è voluto un po’ di aiuto affinché scoccasse la scintilla.

Sulle prime “Hey Ya!” fu un fallimento totale. Peggio di una canzone di Marco Carta suonata ad un concerto dei Metallica. Eppure i software la davano per vincente, gli esperti di musica la davano per vincente… quindi? La risposta, per fortuna degli OutKast e di chi aveva investito sul loro disco, arrivò poco dopo grazie a un signore di nome Rich Meyer.

Meyer di musica si intendeva parecchio, infatti era un ex direttore di radio. Per ammazzare il tempo si era messo in testa di scoprire come mai alcune canzoni fossero in grado di catturarti più di altre. In alcuni casi la risposta era scontata: una bella canzone accompagnata dalla voce di un cantante famoso era standing ovation assicurata. Eppure c’erano brani che, pur non essendo particolarmente avvincenti, incollavano le persone alla radio… così come c’erano canzoni, come la nostra “Hey Ya!”, che erano belle ma, diciamo così, incomprese. Meyer non cercò la risposta negli algoritmi, ma nelle sue orecchie. Ascoltò e riascoltò le canzoni “calamita” e alla fine trovò la soluzione.

Il nostro cervello, dovete sapere, è pigro. Fa di tutto per lavorare il meno possibile. Così non ascoltiamo le canzoni più belle, ma quelle più familiari. “Hey Ya!” era diversa da tutto quello che le persone erano abituate ad ascoltare in quel momento. Preferivano lasciarsi accompagnare da note simili a quelle di canzoni che gli erano già piaciute o che per lo meno assomigliassero a canzoni già di successo. Così il loro cervello poteva dire: “ehi, questa sembra proprio una canzone di successo, sentiamola tutta” oppure “dai, questo è il genere che mi piace”. In altre parole, desideriamo il nuovo ma scegliamo il vecchio.

Come l’hanno risolta? Nascondendo la novità in ciò che era già noto. Vi è mai successo da bambini che i vostri genitori, per farvi abituare ad un cibo nuovo, ve lo mescolassero ad altre pietanze che già vi piacevano? Di solito non si trattava di qualcosa che vi piaceva e basta ma di qualcosa che amavate particolarmente. La logica fu la stessa. Le radio cominciarono a mandare “Hei Ya!” fra due hit super amate. Il nuovo nel vecchio. Funzionò e ancora oggi “Hei Ya!” piace tantissimo.

Quello che vi ho raccontato finora è tratto dal libro “Il potere delle abitudini” di Charles Duhigg. Ho voluto condividerlo con voi per un motivo preciso. La cultura della sicurezza in azienda si può cambiare, proprio come è stato cambiato il parere del pubblico nei confronti di “Hey Ya!”, il punto ovviamente è il come.
Il potere delle abitudini vi assicuro è molto, molto forte. E persistente. Le abitudini non si cambiano con le leggi e poco con le punizioni. I premi, le gratificazioni, sono più efficaci. Detto questo, le abitudini non si cambiano nemmeno con rivoluzioni che tagliano in modo troppo netto con il passato. Su ROCK’N’SAFE diciamo sempre che vogliamo rompere lo status quo del modo in cui è stata fatta la sicurezza finora e lo ribadisco con la massima convinzione. Il consiglio è di farlo in modo astuto. Invece di provare a cambiare del tutto un comportamento perché potenzialmente dannoso, è meglio analizzarlo a fondo e capire se all’interno di quel comportamento ci sono elementi che possono essere mantenuti, indirizzandoli in modo diverso. Oppure, se come per “Hey Ya!” la novità è troppo lontana da qualsiasi abitudini pre-esistente, è bene che venga inserita in mezzo a comportamenti assodati che rimarranno tali. Senza scordare la gratificazione al termine del nuovo ciclo dell’abitudine.

La nuova melodia della sicurezza che stiamo scrivendo non si incide su uno spartito vergine. Si va ad aggiungere a quella già in circolazione nelle aziende. Se nel bel mezzo di un brano che state ascoltando vi partisse di punto in bianco una musica che non c’entra nulla, il fastidio supererebbe qualsiasi possibilità di apprezzare le nuove note. Ma se invece la vecchia melodia virasse in modo graduale verso la nuova, se in un primo momento venisse solo remixata lasciando riconoscere la canzone originaria, allora la novità potrebbe essere accolta con piacere. O addirittura acclamata come nuova hit.

Note nuove su canzoni vecchie.

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