La C maiuscola

di Silvia Vielmo
La C maiuscola

Ho iniziato a lavorare dopo le scuole superiori con un grande rimorso di non aver potuto fare l’università.

Il mio mondo del lavoro era ben diverso da quello attuale: ruoli e confini di competenza ben definiti e orari stabiliti.

Sono stata accolta da colleghe molto più grandi di me, come una mascotte da coccolare e aiutare.

E non è stato poi tanto differente nei luoghi di lavoro successivi, tanto da potermi ritenere, tutto sommato, molto fortunata di aver incontrato sul mio percorso, dei colleghi degni della lettera C maiuscola.

È fisiologico e umano legare maggiormente con una persona, ma penso anche che sia necessario riuscire a smussare degli angoli caratteriali, come in ogni convivenza che si rispetti.

Se mi guardo indietro, riesco a vedere persone di uno spessore importante, che da colleghi hanno mutato l’etichetta in confidenti e Amici, diventati una presenza necessaria nella mia vita.

Diventati “causa” di sofferenza (senza mezzi termini) quando le strade lavorative si sono dovute separare.

Ma è stata solo fortuna?

No, io non credo.

Sono sempre stata una persona molto solare che fa dell’aiutare gli altri un suo valore primario e che mette letteralmente “anima e corpo” in tutto quello che fa.

Mi fermo a riflettere e a guardare quei pochi, pochissimi colleghi (fortunatamente) che ho incontrato nella mia vita lavorativa finora e che in tutta onestà non mi hanno lasciato niente.

Perché è di questo che si parla.

Musi lunghi, atteggiamenti competitivi e sufficienza, questa grande nemica.

Il lato caratteriale impatta notevolmente sul relazionarsi, siamo d’accordo, ma veramente non c’è niente che tu possa fare?

Veramente è così difficile rendersi conto che l’ambiente lavorativo è importante tanto quanto quello familiare ed è anche tua responsabilità di renderlo piacevole e collaborativo?

Sicuramente vive meglio di me chi riesce a scindere le due cose…pochi rimpianti quando si cambia lavoro e sofferenza pressoché azzerata …e via andare.

Beh, un po’ invidio chi ci riesce, ma non così tanto da essere contenta quando mi faccio attraversare per giorni dal dolore del distacco nel dover lasciare i colleghi.

Non tutti.

Solo quelli con la C maiuscola.

 

 

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