La parola a Mattia Moruzzi, Operations Manager Techcab

di Annarita Cacciamani
techcab

Mattia Moruzzi

Techcab si avvia verso i 20 anni di storia. Con sede a Casale di Mezzani, nel parmense, l’azienda si occupa di automazione industriale. Negli anni, è cresciuta sempre di più l’attenzione che Techab ha dedicato a sicurezza sul lavoro e benessere aziendale. Mattia Moruzzi, operations manager, ha raccontato a ROCK’N’SAFE le varie iniziative messe in campo.

 

 

Quando nasce Techcab e di cosa si occupa?

Techcab nasce nel 2011 e da sempre si è occupata di automazione industriale. Inizialmente si occupava di realizzare quadri ed impianti elettrici su specifica richiesta del committente. L’azienda ora conta circa 58 persone e nel tempo ci siamo strutturati per poter fornire un servizio “chiavi in mano” dalla progettazione elettrica, passando per la realizzazione del quadro e dell’impianto elettrico fino allo sviluppo del software e al collaudo dell’intera macchina o linea industriale.

Negli ultimi anni, complici sviluppi ed evoluzioni di mercato, abbiamo cercato di rafforzare la parte di ingegneria e di impegnarci maggiormente sulla robotica industriale e collaborativa e sull’intelligenza artificiale (manutenzione predittiva e object recognitioning mediante lo sviluppo di reti neurali ma non solo). Questo ci sta fornendo nuove possibilità abbinando il nostro decennale know how sull’automazione con la possibilità di sviluppare tecnologie di IA per migliorare le performance delle macchine dei nostri clienti.

 

L’azienda si occupa di automazione industriale. Come declinate innovazione e sostenibilità nella vostra attività quotidiana?

La sostenibilità, termine di cui in questo momento si abusa a mio avviso, per un’azienda non può più essere limitata alla testimonianza di uno spazio verde curato oppure a non usare la plastica o ancora all’ottenimento di una certificazione fine a sé stessa.

In un’azienda deve esserci una gestione consapevole e rispettosa di tutti i collaboratori e del territorio in cui opera. Questa gestione attenta non deve partire dal marketing ma dalla proprietà e si trasferisce al management che si preoccupa di metterla in atto. In Techcab cerchiamo di operare così e cerchiamo di trasmettere il nostro impegno attraverso un contributo fattivo partecipando ed operando all’interno delle associazioni di supporto territoriale che coordinano l’azione di tante aziende (“Parma, io ci sto!” è un’eccellenza in questo ambito) ma anche intervenendo individualmente come realtà laddove riteniamo ce ne sia il bisogno. Un’azienda sostenibile è un’azienda responsabile.

 

Quali misure per la sicurezza sul lavoro avete attuato nel vostro reparto produttivo?

Poche e semplici regole: utilizzo dei DPI sempre e con nessuna eccezione, concentrazione ed attenzione per la sicurezza del nostro operato (soprattutto quando si utilizzano macchinari o attrezzature pericolose sia nei nostri stabilimenti che in quelli dei nostri clienti) ed una formazione di base anche per i più semplici attrezzi del mestiere (forbici, cacciaviti, trapani…). Insomma, da parte dei nostri tutor non deve essere lasciato nulla di intentato soprattutto nel mettere in guardia i ragazzi e le ragazze più giovani che muovono i primi passi in questo mestiere.

Siamo molto attenti e sensibili anche all’aspetto di formazione alla prevenzione degli infortuni; oltre ai corsi obbligatori qualche anno fa abbiamo deciso di acquistare ed installare il DAE formando alcuni colleghi all’utilizzo e mettendo il tutto a servizio del quartiere industriale.

Fino a qualche anno fa notavo che in molti cantieri dove lavoravamo le misure di sicurezza erano grossolane e poco rispettate dagli operatori. Negli ultimi anni invece ho notato con soddisfazione un’inversione di tendenza ed una maggiore attenzione alla salute ed alla sicurezza dell’operatore. È bello vedere che le attività preventive che noi e pochi altri svolgevamo qualche anno fa ora sono o stanno diventando obbligatorie per legge. Queste cose ti aiutano a capire che la direzione intrapresa qualche anno fa in quest’ambito è quella giusta.

 

Quali iniziative di welfare aziendale avete in atto per i vostri dipendenti?

Una piccola realtà come la nostra cerca sempre dei contributi concreti per i propri collaboratori anche se mi rendo conto che le esigenze delle persone in questi anni sono cambiate molto. Le faccio un esempio: noi distribuiamo da diversi anni il bonus carburante per tutti ma ci siamo accorti che non era più percepito come la cosa più importante. L’anno scorso abbiamo deciso così di aprire uno sportello con una psicologa che analizzasse lo stato di benessere sul posto di lavoro e costruisse una progettualità che ci aiutasse a migliorare l’ambiente di lavoro. Ritengo sia stata un’esperienza molto apprezzata e utile per tutti.

Oltre a questo, che replicheremo, abbiamo la possibilità di orario flessibile (per chi ha particolari esigenze come portare i figli a scuola o dover badare a genitori anziani), lo smart working per i reparti che lo consentono (in modo particolare per chi abita lontano) e la mensa o i buoni pasto. Questi ultimi non sono propriamente inquadrabili come “welfare” ma riteniamo siano piccole cose che permettono di migliorare la qualità della vita in azienda e non.

 

Techcab è molto attenta al territorio e ai giovani. Quali progetti state portando avanti a riguardo?

Penso che il progetto che più rappresenta Techcab e in cui siamo maggiormente impegnati sia Automation Farm ovvero un’associazione di imprese attente alla formazione ed ai giovani. In un settore in continua evoluzione è necessaria una continua formazione ed uno stimolo per le scuole, per gli enti di formazioni e per l’università.

Con Automation Farm ci occupiamo di portare le tecnologie che noi utilizziamo per il nostro business nei laboratori scolastici, di formare il corpo docente affinché possa utilizzare questi strumenti anche nelle ore di lezione curricolare e di progettare programmi di lezioni per le scuole superiori. Questa progettualità è in continua evoluzione e ora, insieme al Gruppo Imprese Artigiane, ci stiamo rivolgendo alle scuole medie per l’orientamento. È importate che i ragazzi e le famiglie sappiano che Parma è una piazza di eccellenza per l’automazione industriale e che in questo settore le possibilità di crescita e soddisfazione sono molte. Per darle alcuni numeri del progetto: quest’anno abbiamo toccato circa 250 studenti di scuole superiori, 15 professori, 6 tra scuole ed enti di formazione (oltre all’università degli studi di Parma) e 12 scuole medie.

Proprio all’orientamento e quindi alle scuole medie si sta rivolgendo con maggiore forza il nostro impegno. La sfida è quella di portare i ragazzi e le loro famiglie nelle nostre aziende per presentargli un percorso di studi (quello tecnico e/o professionale) che nel 2023 non deve più essere visto come secondario… e non deve nemmeno essere visto come un mestiere da uomini!

 

In un’azienda come la vostra quanto è importante la formazione del personale?

È indispensabile; noi cerchiamo di dare a tutti i nostri ragazzi e ragazze una formazione sul campo e con corsi ma questo non basta. Non si può minimizzare l’investimento in formazione in un settore dove la tecnologia evolve così velocemente. Il difficile è proprio stare al passo e farlo con le persone giuste. Il nostro dovere è quello di mettere in condizioni tutta la struttura di conoscere e saper utilizzare le ultime novità di mercato per poterle poi anche proporre ai nostri clienti e fornire un servizio puntuale.

Oltre alla formazione strettamente tecnica c’è quella più mirata, ad esempio agli aspetti personali ed emotivi ed alla relazione con il mondo esterno. Porto anche qui un esempio sempre dello scorso anno, quando abbiamo organizzato con tutti i capi reparto un corso per la gestione delle conflittualità e per il rapporto con i clienti perché, su suggerimento di alcuni di loro, ci è stato fatto notare come certe dinamiche di confronto fossero gestite dai responsabili solo utilizzando la loro esperienza ed in alcuni casi subendo alcuni lati del loro carattere che non gli permettevano di prendere la decisione migliore in quella condizione. Dare spazio e riflettere su queste dinamiche non deve essere visto a mio avviso come un costo o una perdita di tempo, ma un investimento sulla persona e sul miglioramento dell’ambiente di lavoro.

In conclusione, credo siano indispensabili anche la curiosità e la voglia di approfondire determinati argomenti e tematiche e questa cosa parte da dentro ognuno di noi e porta un buon tecnico ad essere un buon tecnico appassionato. Che, a mio avviso, vuol dire avere una marcia in più.

 

 

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