Solo per un giorno

di Paolo Zambianchi

We’re nothing, and nothing will help us
Maybe we’re lying, then you better not stay
But we could be safer, just for one day

Siamo nulla, e nulla ci aiuterà
Forse stiamo mentendo, quindi meglio che tu non resti
Ma possiamo essere più sicuri, solo per un giorno

“Just for one day, we can be heroes” canticchia Riccardo mentre chiude l’auto.

Un altro giorno si chiude, un altro giorno da eroe. Questo l’appellativo che si è sentito rivolgere spesso in questi mesi. Ma lui non si sente un eroe, nemmeno un poco.

Lascia le chiavi dell’auto accanto al mobile appena dentro lo studio. La luce del lampione della piazza filtra appena illuminando le ricette e gli altri fogli sul tavolo. Non avrebbe voglia di accendere il pc, ma le fredde procedure burocratiche lo impongono. Non ha voglia di confrontarsi con i numeri e di rispondere ad un mare di compiti che ritiene superflui o che quantomeno gli impediscono di visitare un’altra persona oggi.

Che differenza fa però dopo tutto? È solo un’altra persona, aggiunta alle altre 12 che ha già visitato oggi. Eppure per lui fa differenza, perché lui è consapevole di quanto lui può fare la differenza, di quanto faccia la differenza esserci o non esserci. Di quanto si possa essere medico fino in fondo o non esserlo. Essere o non essere.

“Non esagerare Riccardo, credi di essere Carmelo Bene” si ripete ad alta voce. E sorride ripensando a quando, da ragazzino credeva che forse la carriera dell’attore avrebbe potuto fare per lui. Ci aveva anche provato ma poi era in difficoltà quando doveva recitare insieme ad altri. È un solitario, lo è sempre stato.

Dopotutto questi minuti passati da solo in ufficio gli piacciono. Nessun suono, nessuna domanda. A volte è difficile avere delle risposte, a volte è difficile sapere cosa rispondere.

Ecco, questa forse è la parte più complessa del suo lavoro. Quando si tratta di ascoltare e di essere presente per i suoi pazienti è un piacere. “Bisogna essere pazienti coi propri pazienti” si ripete spesso.

Ma poi arrivano inesorabili le domande. Quelle che teme di più.

No, non quelle difficili tecnicamente. Non è come quando studiava all’Università.

Sono le domande non tecniche quelle che lo spaventano.

“Cosa succederà”; “Quanto sono grave”; “Che probabilità ci sono che io muoia”.

Sono domande che gli hanno rivolto spesso in questi mesi e rispondere non è facile. Non perché non abbia la risposta ma proprio perché le risposte ce le ha. E quindi gli tocca talvolta fare quello che non amava fare: recitare con altri.

Lui preferisce ascoltare e confortare. Ci sono domande a cui non puoi, non vuoi rispondere.

Questa sera mezz’ora è sufficiente ad assolvere ai doveri. Forse questa sera ci scappa il tempo per fare una pasta con le sarde.

“Eh sì, se solo trovassi le sarde”.

Il minimarket del paese è ancora aperto: perché non provarci.

La cassiera si gira distratta, quasi scocciata per quel cliente che entra quando ormai è quasi ora di chiusura.

Alza gli occhi pronta a lanciare uno sguardo di rimprovero al rompiscatole appena entrato.

Ma poi lo riconosce: è l’eroe che ha salvato sua mamma. Suo padre si è spento nell’arco di 24 ore nonostante il suo intervento, ma sua madre è ancora viva grazie a lui. Lei non ha dubbi.

In uno slancio esce dalla cassa diretta verso di lui per un bacio e un abbraccio. Lui indietreggia e le fa cenno di no.

“Hai ragione, scusa. Eh, ma lo sai che quando ti vedo non riesco a trattenermi. Sei il nostro eroe”.

Ancora quella parola.

“Nessun eroe, gli eroi sono altri”.

“Chi salva una vita è un eroe e tu ne hai salvate moltissime. Vabbè, come vuoi. Cosa posso darti, cosa ti serve? Il negozio è tutto qui per te”.

“Guarda mi basterebbero delle sarde e magari del pangrattato, se non è disturbo. Mi rendo conto che non le avete sempre e che è tardi, ma ho pensato di provarci lo stesso”.

“E sei fortunato, perché ce ne sono ancora. Vieni ti accompagno io al frigo del pesce”.

Percorrono insieme qualche metro, nel silenzio degli scaffali. Sembra che ormai siano tornati tutti a casa.

“Non ci sono. Eppure erano qui. Le ho viste non più di dieci minuti fa. Mi spiace. Scusa ma vado in cassa che c’è un cliente”.

Niente pasta con le sarde stasera. E allora pensa di optare per una fettina di tacchino, magari qualcosa di già pronto, oppure un pezzo di formaggio. Ma niente sembra soddisfarlo.

Chiedeva poco, giusto una pasta con le sarde, ma niente da fare.

“Guardale, eccole”. La cassiera agita soddisfatta il vassoio. “Le stava comprando il cliente prima di te ma glielo ho impedito”.

“Ma no, ma cosa dici. Ma perché”.

“In realtà non ho dovuto impedirglielo: quando gli ho detto che le stavi cercando tu, le ha pagate e poi me le ha date chiedendomi di darle a te”.

“E chi era?”

“Ha detto di dirti che sono da parte di un eroe. Del resto uno che salva le vite forse è un eroe o magari no, come dici tu. Ma uno che paga le sarde e poi te le cede, quello sì che è un eroe”.

“Già”.

“Ma quanto sei bello quando sorridi. Non ti vedo mai sorridere, dovresti farlo più spesso. Ah se solo non fossi già sposata, quanta corte che ti farei. Te le cucinerei io le sarde, tutte le sere”.

Sorride ancora.

“Grazie, può bastare questo. Un piatto di sarde e tutto si aggiusta”.

Basta poco. Basta esserci quando serve. Basta essere presente per rassicurare chi ha paura. Basta essere la persona che si rimbocca le maniche è inizia a fare, concretamente.

Basta questo, forse, ad essere eroi, anche solo per un giorno.

Oh, we can beat them, forever and ever
Then we could be heroes, just for one day

Oh, possiamo batterli, ancora e per sempre
Quindi potremo essere eroi, anche solo per un giorno

Questa storia è ispirata a un fatto realmente accaduto, la storia di Riccardo Munda: un medico che in tempi di COVID-19 si è reso disponibile a visitare a domicilio chiunque gliene facesse richiesta, anche in altre città, per ascoltare, parlare e soprattutto fare diagnosi tempestive e precise.

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