Seconds

di Vito Schiavone
seconds

Negli anni ’80, dopo la rivoluzione musicale operata dal punk rock – che di fatto stravolse ogni precedente canone musicale – abbiamo assistito ad una sempre più crescente sperimentazione, dovuta alla forte voglia dei giovani di esprimersi in una maniera decisamente nuova, fuori dagli schemi tradizionali.

Fra i tanti gruppi emergenti ricordo i Depeche Mode che con l’album d’esordio Speak and Spell – contenente l’hit I just can’t get enough – furono celebrati da talune riviste musicali dell’epoca come la band manifesto della nascente musica elettronica britannica.

La rivoluzione in atto stravolse ogni aspetto della rappresentazione musicale e non era raro assistere a concerti musicali dove nuovissimi sintetizzatori prendevano il posto dei tradizionali strumenti musicali.

Se penso a quanta musica oggi possiamo ascoltare mi vengono i brividi in relazione alla situazione degli anni ’80: noi ragazzi facevamo a gara per scovare delle radio private indipendenti che proponessero musica alternativa a quella delle stazioni radiofoniche “istituzionali”: una di queste radio “di nicchia” si chiamava RADIO BLUE e il programma che ascoltavo alle ore 21 proponeva tanta musica elettronica. Fu su questa stazione che ascoltai un’intera puntata dedicata ai THE HUMAN LEAGUE, esponenti della musica New Wave.

Fui rapito dalle loro sonorità, tanto che nel 1981 assistetti ad un loro concerto in un Teatro Tenda romano – il TENDASTRISCE – nel quartiere Parioli.

Era il mio primo concerto, ero emozionatissimo e ricordo la sorpresa nel trovare il palco privo di batteria, chitarre e bassi: al centro campeggiava un solo grande schermo dove venivano proiettate delle slides e ai suoi lati c’erano dei sintetizzatori.

L’album che The Human League, capitanati dal front man Philip Oakey, presentavano era il loro album d’esordio DARE! e loro effettivamente stavano davvero osando, non limitandosi a registrare musica sperimentale ma anche proponendola dal vivo, circostanza non poi così scontata all’epoca.

Nel corso del concerto furono presentate diverse hit, quali The Sound of the Crowd, Love Action, Open your Heart e soprattutto Don’t You Want Me, singolo di successo che ancora oggi li identifica.

La canzone che più mi colpì tuttavia, ascoltata per la prima volta dal vivo e rapito dai vari effetti sonori e visivi, fu Seconds, che ha per tema l’istante in cui fu assassinato il Presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy.

Outside was a happy place
Every face had a smile like the golden face
For a second
Your knuckles white as your fingers curl
The shot that was heard around the world
For a second
It took seconds of your time to take his life
It took seconds

Sono bastati pochi secondi del tuo tempo per prendere la sua vita, una vita costruita con attenzione, con amore da e verso le persone più care, con studi, aspirazioni, una vita ancora piena di sogni e di speranze.

Sono bastati pochi secondi, il rumore dello sparo si è sentito in tutto il mondo per un secondo, e tanto è bastato per togliergli la vita.

Quante volte bastano pochi secondi del nostro tempo per decidere della vita nostra e di quella degli altri: per strada, a casa, a scuola, al lavoro.

Ci viene spesso rimproverato che quando parliamo di responsabilità culturale dei lavoratori nell’applicazione delle norme di sicurezza cerchiamo in qualche modo di difendere i datori di lavoro, ma così non è.

Il discorso di rinnovamento culturale che da tempo facciamo noi di Italia Loves Sicurezza e di ROCK’N’SAFE va esteso ovviamente a chiunque, a tutti gli attori della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro: datori di lavoro, dirigenti, preposti, lavoratori.

Bastano veramente pochi secondi per poter affinare una procedura di sicurezza, per poter controllare la sua corretta applicazione; bastano pochi secondi per fare una verifica di un impianto, pochi secondi per controllare le uscite di emergenza.

Bastano pochi secondi della nostra vita per poter proteggere una persona, ma anche pochi secondi per vanificare tutte le misure di prevenzione e protezione già in atto.

È successo alcuni anni fa in una discoteca dove non furono rispettati i limiti di capienza, succede continuamente per strada quando ci distraiamo o non indossiamo le cinture di sicurezza o il casco, è successo recentemente in occasione della tragedia della funivia MOTTARONE-STRESA e chissà quante altre volte ancora purtroppo succederà.

Pochi secondi che, se impiegati con coscienza e professionalità, possono fare la differenza tra lo sparo di un proiettile e la vita di una persona.

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