Il luogo di lavoro è un ring!

di Rossella Curcio
Il luogo di lavoro è un ring!

Spesso mi trovo a chiacchierare con i miei colleghi, soprattutto durante le ore in aula di formazione, sul significato di cultura della sicurezza, comportamenti e abitudini di ognuno di noi. Il parallelismo che molte volte mi viene in mente e uso, è quello dello sport.

Anni di agonismo di Muay Thai, di allenamenti e impegno in tanti sport sia da atleta sia da coach, mi hanno regalato la consapevolezza che il lavorare su stessi, imparare dagli errori, cambiare la propria prospettiva e visione del contesto quotidiano in cui viviamo e lavoriamo, è un allenamento a tutti gli effetti.

Come ogni attività sportiva, la via per il miglioramento delle proprie capacità e prestazioni è l’allenamento. Il risultato che ognuno di noi si prefigge di raggiungere nella prestazione sportiva è dato da una parte dagli insegnamenti che riceviamo e dall’altra dalla costanza, la volontà e l’impegno che ci mettiamo per raggiungerlo.

Come allenatore il mio compito è di spiegare con le parole giuste la teoria e dimostrare con l’esempio la pratica dell’esecuzione. Come atleta il mio compito è quello di focalizzare l’obiettivo in termini di fattibilità e poi allenarmi con costanza e metodo per arrivarci.

Nell’ambito lavorativo e in particolare nel campo della sicurezza e salute del lavoro, l’obiettivo dell’allenamento deve essere cambiare il modo di pensare, l’atteggiamento passivo e i comportamenti consolidati errati che ci portiamo alle volte inconsapevolmente dietro.

“Abbiamo sempre fatto così! Non è mai successo niente”, sono gli alibi che usiamo quando la fatica dell’allenamento ci pesa. Quando ci viene chiesto di alzarci dalla comodità del divano per andare ad allenarci, è come se ci venisse chiesto di uscire dalla nostra zona di comfort, di rielaborare l’attività lavorativa pensata e eseguita da sempre nello stesso modo, dettata dall’abitudine.

Lo sport è sacrificio. È dedizione. È passione. È credere in se stessi e alla necessità di arrivare all’obiettivo di migliorarsi, di vincere la sfida con i propri limiti fisici ma soprattutto mentali, quando intorno a noi sono tutti seduti su quel divano.

Come cultore del mondo della sicurezza, salute e ambiente, come atleta e successivamente come coach, ai miei colleghi cerco di trasmettere la conoscenza tecnica, normativa, le procedure, ovvero quello che nel parallelismo dello sport è la tecnica nell’esecuzione del gesto atletico. Dopo di che devo dimostrare praticamente come eseguire il compito. Infine, il lavoro più duro: appassionarli all’allenamento.

Sì, perché creare le basi per fare alzare quella persona da quel divano è difficile, ma è il compito di noi tecnici. Il trasformare quella persona in uno sportivo che si allena con costanza è sacrifico, è la volontà di perseverare nell’obiettivo.

Perché sul ring con i guantoni e il paradenti di fronte all’avversario si è da soli.

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