Dimostragli che si sbaglia

di Paolo Zambianchi
dimostragli che si sbaglia
“Quest’aria fredda non gli farà male?” sono le classiche parole di una mamma, preoccupata per suo figlio. Una mamma come tante, Patty.
“Ma no, figurati, ci vorrà ben altro per fermarlo” sono le classiche parole di un papà, fiero di suo figlio.
Un papà come tanti, Nik.
“Andiamo, Chris ,è il tuo momento”. “Già Dan, it’s game time”.
Sono le classiche parole di un allenatore e del suo allievo, poco prima di una gara. Sono le parole di Dan e Chris, due uomini come tanti.
Come i tanti che sono lì, sulla spiaggia di Panama Beach, Florida.
Come i tanti che prima di loro si sono cimentati in qualcosa di unico nel suo genere: l’Ironman.
Eppure non è una competizione per tutti. Non lo è mai stata, solo poche migliaia di persone al mondo l’hanno completata.
E fino a quel giorno, nessuna persona affetta da sindrome di Down.
Del resto, se già non è alla portata di tutti, figuriamoci se può essere alla portata di un ragazzo down. Questa è l’idea di molti. Ma questa non è l’idea di Patty, Nik, Dan e soprattutto Chris.
Eppure Chris, da quando è nato, si è sentito dire spesso che non poteva, che non ce l’avrebbe fatta.
Si è sentito dire spesso che per i ragazzi down i limiti sono bassi e che lui deve adattarsi a quel dato di fatto.
Ma lui non si considera un ragazzo down, al massimo un ragazzo affetto dalla sindrome di Down e i suoi limiti sarà lui a dettarli e a non accettarli, provando a migliorarsi, 1% alla volta, senza scuse.
E non si sente come tutti gli altri, perché lui è unico. Come è unico il suo allenatore Dan, come è unico papà Nik, come è unica mamma Patty, come siamo unici tutti.
La gara sta per iniziare e ognuno la correrà per sé, con in mente un suo personale obiettivo: quello di Chris e di Dan, che gareggerà con lui, è di riuscire a finire la gara entro il tempo massimo di 17 ore.
Un tempo ampio, a meno che non si debba riuscire a coprire a nuoto 3,86 km nell’Oceano, 180,26 km in bici e 42,195 di corsa. Allora quel tempo diventa poco e al tempo stesso infinito. Come la fatica che si può arrivare a provare per riuscire nell’impresa.
Dan e Chris correranno legati da un filo. Un filo di sicurezza. Saranno però legati da un filo ancora più forte, un filo invisibile che lega Chris al suo allenatore, che ha saputo prenderlo e trasformarlo in solo 10 mesi in un Ironman. Nonostante Chris abbia iniziato a camminare solo quando aveva 4 anni e ad andare in bici solo quando aveva 15 anni. Ora a 21 anni, allenandosi negli ultimi 10 mesi per 13 giorni su 14 per almeno 3 ore al giorno, fino a un massimo di 7, è pronto per entrare in mare e affrontare il primo ostacolo.
Ma per Chris, quello che per molti sarebbe un ostacolo insormontabile, non è nulla rispetto agli ostacoli che ha già dovuto affrontare nella sua vita.
C’è un filo di sicurezza che lega Dan a Chris e c’è un filo che lega Chris a noi e che riguarda la sicurezza. Tante volte si sente dire, ci sentiamo dire, che non è possibile eliminare o forse anche solo ridurre le morti e gli infortuni sul lavoro. Ci viene detto che ci sono dei limiti ai quali dobbiamo adeguarci ed accettarli.
Credo dovremmo imparare da Chris che i nostri limiti dobbiamo essere noi a dettarli e a non accettarli provando a migliorarci, 1% alla volta, senza scuse.
“Chris Nikic, you are an Ironman” queste le parole che risuonano dagli altoparlanti mentre percorre gli ultimi metri sul tappeto del rettilineo finale, quando sono passate 16 ore e 46 minuti. Tante volte ha pensato di fermarsi, di non farcela, ma ora è lì a godersi questo momento.
Tante volte tutti noi sentiamo la voglia di fermarci, ma se andremo avanti sentiremo a un certo punto sotto di noi il nostro tappeto, quello della nostra competizione.
La mia personale gara la immagino concludersi con la frase “Nessuno più muore sul luogo di lavoro”.
E voi? Qual è il vostro obiettivo?
Grazie Chris Nikic, sei una vera Safety Rockstar, perché mi hai insegnato molto e d’ora in poi se qualcuno mi dirà che non si possono evitare le morti sul lavoro gli risponderò allo stesso modo in cui tu rispondi quando qualcuno ti dice che non puoi fare qualcosa: gli risponderò che saprò dimostrargli che si sbaglia!
Chris abbraccia tutti dopo il traguardo, del resto lui ama gli abbracci.
Me lo immagino allontanarsi, già pronto per una nuova avventura sulle note di “Born to be wild”:
Looking for adventure
In whatever comes our way
Yeah, darlin’
Gonna make it happen
Take the world in a love embrace
 
 
Se volete vedere la meravigliosa gara di Chris Nikic eccovi il video: 

Nella nostra rubrica “Il live delle safety rockstar” puoi vedere la video intervista a Paolo Zambianchi a questo link!

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