B-SIDE #16 – Massimo Cotto, giornalista, DJ di Virgin Radio e scrittore

di Rock'n'safe
Ospite di Stefano Pancari oggi a B-SIDE: Massimo Cotto, giornalista, DJ di Virgin Radio e scrittore.

Massimo, la tua vita si divide tra libri, radio e concerti, ma con minimo comune denominatore del rock!

Esatto! Per me scrivere è una necessità, così come parlare alla radio e andare ai concerti. Il palco è il luogo dove tutto smette di essere finzione, dove si capisce davvero se c’è stoffa o solo plastica. C’è un’interazione tra chi canta e chi è sotto il palco, che si fa raccontare delle storie in cui identificarsi.

Il rock spesso viene identificato col superamento dei limiti, con la dissolutezza. Tu che ne pensi?

Abbiamo vissuto un terribile fraintendimento culturale. Non c’è scritto da nessuna parte che per essere rock non devi tenere conto della sicurezza tua e degli altri. L’altro fraintendimento è stato che alcool e droga aiutino nella composizione, che aprano le famose porte della percezione. Non è così e tutto torna indietro presentandoti un conto salato.

Purtroppo abbiamo perso tanti personaggi e artisti per questa visione.

Sì è vero, ma tanti hanno fatto anche il percorso inverso. Hanno capito che il senso vero del rock, che è una vera e propria forma di cultura, non è quello di perdersi, ma di ritrovarsi. Il rock crea dipendenza ma anche indipendenza! Ti aiuta a ragionare col tuo cervello!

Cosa ami del tuo lavoro?

Lavorare nel mondo dell’arte, della musica, ti permette di restare bambino dentro, di fare delle cose che magari la tua età anagrafica ti sconsiglierebbe di fare, ti consente di replicare ogni giorno un’eterna adolescenza.

Come è cambiata la tua vita dopo il 2020?

Io vivo ad Asti, prima mi svegliavo alle 4.30 del mattina, prendevo la macchina e andavo a Milano, negli studi di Virgin Radio. Ora trasmetto da casa e dormo due ore in più, ma mi manca stare in radio, vedere le persone.

Cosa pensi della scena rock di oggi?

Si continua a fare tanto buon rock, in tanti posti, meno nelle classifiche. Forse perché i giovani per opporsi al consolidato, per manifestare malessere, oggi hanno tanti linguaggi diversi tra cui scegliere.

Articolo e postproduzione video di Graziano Ventroni

 

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