What’s in it for me?

di Daniele Russo
Safety is Rock!

Uno dei problemi in cui ci si imbatte quando si vuole portare il cambiamento nei comportamenti e diffondere la cultura della sicurezza è come essere efficaci.

Innanzitutto è necessario creare un ambiente di lavoro ricettivo basato sul rispetto e sulla fiducia. Questo aiuterà a rimuovere i primi ostacoli del percorso che sono  la diffidenza e l’indifferenza.

Bisogna erogare formazione.

La formazione è indubbiamente uno degli strumenti più forti che abbiamo a disposizione, ma la sicurezza può essere noiosa. Quindi, bisogna renderla interessante, accattivante ed emozionante; bisogna renderla anche coinvolgente e possibilmente esperienziale.

Come riuscire a farlo? Per prima cosa non essendo noi stessi noiosi!

Trasmettiamo entusiasmo in quello che diciamo. Inoltre, durante la formazione avvaliamoci dell’aiuto dei discenti: lasciamoli interagire, incoraggiamoli a parlare delle loro esperienze. Facciamo esempi semplici, pratici, concreti ed attinenti alla loro realtà lavorativa. In ultimo, portiamoli a dedurre loro stessi i concetti che avevamo intenzione di comunicare, in questo modo questi si fisseranno permanentemente nella loro memoria.

Ma non pensate che fare questo sia facile, richiede capacità, preparazione e grande professionalità che solitamente  ritroviamo nei docenti brillanti ed esperti. Teniamo presente, inoltre, che gli argomenti trattati ed il messaggio correlato che intendiamo passare vengono accettati ed assimilati dai discenti solo se questi sono da essi ritenuti di interesse.

Quello che comunichiamo deve essere percepito come un valore aggiunto per la loro vita reale.

 Dare l’esempio è certamente un altro strumento efficace da utilizzare. L’attuazione ripetuta e continuativa di comportamenti sicuri da parte di un gruppo di persone induce le restanti persone ad agire allo stesso modo. Se facciamo in modo che comportamenti sicuri vengano adottati dalle persone che hanno potere nell’organizzazione (capisquadra, capiturno, capireparto e responsabili)  e da coloro che godono di maggiore stima e fiducia da parte dell’organizzazione stessa, il processo di cambiamento sarà veloce ed efficace.

Un’ulteriore leva utilizzabile è il rinforzo dei comportamenti sicuri, il cosiddetto rinforzo positivo: l’azienda riconosce i comportamenti sicuri, si compiace con chi li ha attuati, li rende noti a tutti sottolineandone l’importanza, manifestando la soddisfazione aziendale e celebra i risultati via via raggiunti. É possibile istituire anche dei sistemi premianti per i soggetti che adottano comportamenti corretti e sicuri  (token economy); sono di difficile attuazione ed è mia opinione che questi debbano essere adottati comunque con molta cautela.

É importante tenere conto che ogni argomento trattato, ogni concetto espresso, ogni nostra azione vengono filtrati da ciascun individuo in modo personale.

Applicando il filtro costituito dal bagaglio culturale e dalle esperienze acquisite. Questi due fattori determinano il modo con cui ciascuno di noi reagisce agli stimoli esterni e risponde agli eventi ai quali è esposto.

La domanda che inconsciamente ognuno di noi si fa quando gli viene chiesto di fare qualcosa è: Cosa me ne viene? Che vantaggio ne ho? Dobbiamo essere in grado di rispondere a questa domanda.

Ma non bisogna concentrarsi sul vantaggio economico, bensì su un vantaggio pratico, sul miglioramento delle attività lavorative o comunque su qualcosa che abbia un impatto pratico nella vita reale di ciascuno. La tutela della salute dell’individuo e la salvaguardia della vita sono certamente argomentazioni forti da sostenere come risposta a questa domanda, dato che questi costituiscono i  beni primari di tutti noi.

Ma per scalfire il “guscio protettivo” dei nostri interlocutori dobbiamo essere in grado di agire sulle leve emotive e per fare questo è necessario calarsi nella loro realtà e guardare il mondo attraverso i loro occhi.

Bisogna avere, quindi, anche empatia e una grande capacità comunicativa.

 

 

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