Un gesto che in azienda vale 10

di Stefano Pancari

Ci sono gesti che lasciano il segno e sono destinati a rimanere nella storia come quello del pugno alzato con il guanto di Tommy Smith e John Carlos alle Olimpiadi in Messico del 1968 a simboleggiare la battaglia per i diritti civili.

Non so dire se il gesto di Sam Cane degli All Blacks di questi giorni riecheggerà nella storia. Con tutto il rispetto per il Michelangelo del calcio, Diego Armando Maradona non può valere anni e anni di battaglie per i diritti civili non ancora risolti. Fatto sta che il gesto della più grande nazionale di rugby nei confronti degli avversari argentini è stato roboante nella sua solennità e il volto dei giocatori della Celeste che annuivano ne sono stati la conferma. D’altronde i neozelandesi ci possono insegnare molte cose sui valori.

L’Haka ha avuto un significato ancora più grande mentre faceva tremare lo stadio, ho avuto i brividi.

Gesti. Con un piccolo e breve gesto l’uomo può onorare la sua umanità e questo ci succede anche al lavoro. Mi viene in mente una breve storia che è stato uno sliding doors nella mia vita.

Ero un ingegnere in erba, ma qualcosa della sicurezza sul lavoro già la capivo. Quella mattina arrivò una telefonata del maggior Cliente della Società con cui collaboravo da oltre un anno. Al di là della cornetta c’era un signore che si complimentava con me perché grazie al mio operato lo Stabilimento aveva ricevuto il Certificato di Prevenzione Incendi. Forse potrai immaginare quanto sia stato al settimo cielo. Uno sbarbatello di 26 anni ce l’aveva fatta districandosi tra pile di dichiarazioni di conformità, asseverazioni e collaudi. Per di più l’impresa era stata conclusa con il miglior Cliente della Società e questo non avrebbe fatto nient’altro che piacere ai miei capi, ne ero certo. Appena conclusa la telefonata corsi da Sandro, uno dei miei boss, per festeggiare.

Sandro non ci ha mai capito un gran che di sicurezza sul lavoro, ma d’altronde con l’avvento della 626 c’erano soldi a palate da fare ed in qualche modo qualsiasi professionista si lanciava nell’avventura. Di contro era una persona parzialmente gradevole che alternava il suo status di boss ad un atteggiamento più friendly. Ad ogni modo era il mio capo.

Entrai nella sua stanza e con un sorriso Durban’s gli comunicai cosa era successo di tanto fantastico. Lui con la flemma di una scimmia nasica del Borneo, mi rispose che lo sapeva di già ed imperturbato cambiò discorso cominciando a parlare di un problema da gestire con un altro Cliente. Era normale che lo sapesse, lui era il boss e faceva parte dei giochi, ma quel gesto che non ha avuto per me, quella pacca sulle spalle mai arrivata mi fece così male in quel momento che mi chiesi se valeva la pena continuare a fare il “sottoposto” per certa gente.

Poco tempo dopo mollai tutto per avventurarmi nella libera professione ed oggi lo ringrazio perché forse è stata la scintilla che ha acceso la miccia per arrivare oggi fino a ROCK’N’SAFE.

Non saremo né Tommy, né John e nemmeno Sam e forse non manderemo in delirio gli stadi come ha fatto Diego, ma di una cosa possiamo star certi: i nostri gesti di gratitudine fanno bene alla salute di chi ci sta attorno e dei nostri collaboratori ed è su questi che dovrebbe fondarsi la cultura aziendale, non sottovalutiamone mai la loro importanza.

Ciao Avio, sebbene il Covid ti abbia portato via, i tuoi gesti hanno lasciato in questo mondo una splendida persona come è Isabella.

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