Multitasking: il dio demone

di Sergio Masi
Multitasking

Ricordo gli ultimi anni prima della mia pensione. In quel periodo non si faceva altro che parlare di “rottamare” noi diversamente giovani per lasciare il posto ai giovani per davvero.

Una vita passata a studiare, aggiornarsi e applicare sul campo e di colpo ricevi la stessa considerazione di una Panda con diversi chilometri di troppo. Anzi: almeno con la Panda usata potevi recuperare “du’ spicci” rivendendola o rottamandola sul serio.

Noi rappresentavamo solo un costo: quello della pensione (che ancora era uso dare).

Sia come sia, un giorno li ho finalmente accontentati e ho lasciato spazio alle nuove leve. E, posata la mia vecchia carrozzeria sul divano, ho cominciato a guardare da fuori il mondo che andava avanti. A ritmi oggettivamente sempre più veloci.

“Multitasking”, lo chiamano.

E in questo caso l’uso della parola inglese non è dettata dalla volontà di darsi un tono, ma dal fatto che in italiano non esiste una parola corrispondente. Chiediamoci il perché, dico io.

Sul dizionario “multitasking” è definito come “l’abilità di fare più cose contemporaneamente”.

Per la cultura italiana questo è proprio innaturale. Sarà che noi italiani siamo abituati a cucinare, allo slow food, alla lievitazione lenta… Adesso non solo c’è la pretesa della lievitazione istantanea, ma mentre lievita velocemente l’impasto bisogna pure tirar su tutto il resto della cena. E guai se si brucia qualcosa. Tu invece ti puoi bruciare una mano o anche tutte e due… quelli sono affari tuoi: l’importante è che la tavola sia imbandita, non chi cucina e porta i piatti.

L’altro giorno era a cena da me un vecchio amico (per restare in tema cene). Mi parlava della figlia trentenne che riveste quattro o cinque ruoli insieme (nella stessa azienda, non per lavori diversi): scrive e-mail mentre segue webinar di aggiornamento e contemporaneamente chatta con i clienti. Ma perché? mi chiedo io.

Multitasking…

Almeno prima avevi una rottura di co*** alla volta, adesso tutte insieme. E poi ci parlano di welfare e wellbeing… Come si fa ad andare sempre a mille su tutto? Ma poi perché? Perché?? Che te ne fai di risparmiare secondi o minuti se poi dovrai passare ore dallo psicologo o a un corso di gestione dello stress?! Che te ne fai di risparmiare tempo prima, se poi fai put***ate sul lavoro perché non ci sei con la testa?!

E come potresti esserci se il grande dio Multitasking ti chiede di essere con la testa su altre 20 cose!

A me hanno insegnato la matematica e la testa è una. Se la metti su un’attività, non è sulle altre 19… o al massimo ci sta sopra per 1/20. Ma vi rendete conto voi di cosa significa 1/20 di cervello??

Abbiamo i limiti di velocità sulle strade. Sarebbe l’ora che li mettessimo anche nell’esecuzione dei lavori. Voglio vedere contratti in cui accanto alle penali per la consegna in ritardo, ci sono penali per la consegna troppo rapida. Ma come puoi aver fatto un buon lavoro, se lo hai fatto in così poco tempo?! E come puoi averlo fatto in sicurezza?

Con tutto questo “corri corri”, alla fine lo schianto è inevitabile.

Io ero contento di lasciare posto ai giovani. Ma non per restare sul divano a guardarli correre all’impazzata verso il precipizio…

Largo ai giovani. Ma verso cosa?

 

Leggi anche il precedente articolo di Sergio Masi!

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