L’agnello che redarguì il leone

di Paolo Zambianchi

Le tremano le gambe. Simula sicurezza mentre si siede nel posto che ha occupato negli ultimi minuti, prima di compiere quel gesto che sembra averle provocato questa scarica di qualcosa (adrenalina forse) che ora le fa tremare le gambe. Lei quel gesto lo ha fatto senza pensarci e non credeva le avrebbe provocato questa sensazione. Passerà, si dice. Intanto apre il cellulare per darsi un tono. Si sente osservata e vuole mostrare indifferenza a quanto appena accaduto. Ma il suo corpo no, non ci riesce. Fatica a tenere in mano il cellulare e sbaglia un paio di volte pin prima di riuscire a inserirlo. Anche le mani tremano. Come e più delle gambe. Ma perché? Cosa sarà mai successo? Continua a chiederselo e continua a sentirsi osservata.

Eppure ha fatto solo quello per cui la pagano, poco. Ha fatto solo quello che ritiene giusto. Da quando è scoppiato questo casino, lei non ha voluto approfondire troppo perché più si informa e più si spaventa.

Una cosa però l’ha capita bene: è la mascherina a fare la differenza. Lei la indossa sempre. Ha paura che sua mamma, che ha già i suoi problemi, possa essere a rischio. Lei non ha voluto rinunciare a vivere e ultimamente è persino tornata a frequentare qualche locale. Ma la mascherina la indossa sempre, aiutando gli altri a capirne l’importanza, sforzandosi di vivere nonostante questa cosa che ti copre la faccia e che non ti fa capire bene le emozioni delle altre persone.

Emozioni, già. Questa volta le stanno giocando un brutto scherzo, perché ancora non sembrano aver smesso di tremarle le mani. Se non altro le persone intorno a lei sembrano aver smesso di fissarla. Fissarla poi, per cosa? Oddio, forse quello che ha appena fatto potrebbe costarle il posto. Il pensiero comincia a ronzarle nella testa. Non riesce a smettere di pensare a questo dubbio e ora le mani sembrano tremare anche di più. Le mette però subito al loro posto pensando che tanto in fondo non le importa di quel lavoretto. Era solo un ripiego, che aveva accettato prima del lavoro che ha trovato ora e che le sta dando soddisfazione. L’aveva accettato solo come un secondo lavoro, tanto per arrotondare un minimo. E quindi chi se ne frega, comincia a ripetersi.

Nel frattempo è arrivata l’ora di andare a casa. Si alza, si guarda intorno. Prova ad incrociare lo sguardo dei presenti e soprattutto di quel bel ragazzo. Dicono che lui sia uno che non la manda a dire. Dicono persino che abbia usato violenza su una donna che aveva avuto il coraggio di dirgli di no. Probabilmente è uno di quegli uomini che pensa che a lui non si possa dire di no o anche solo contraddirlo. Lui però non la guarda.

E nemmeno gli altri. A pensarci bene quando lei gli ha parlato lui l’ha guardata distrattamente, non ha detto niente ma ha cercato la mascherina e l’ha indossata senza fare problemi. Sono stati gli altri a guardarla straniti, per parecchi minuti anche dopo. Ma lui no. Forse si era solo dimenticato di indossarla, così come ora sembra essersi dimenticato di lei. E forse tutti si sono dimenticati di lei e di quel suo intervenire, che l’aveva portata a pensare che forse aveva messo a rischio il suo posto di lavoro.

Tutto come se non fosse accaduto. Tutto a posto insomma. Mentre si regge al sostegno, nel bus che la riporta a casa, nelle orecchie la voce di Dolores che ripete “just my immagination”. Già è stata solo immaginazione. Si sente stupida per aver avuto quel tremolio e quei dubbi. Dopotutto davvero non è successo nulla. Le sue emozioni le hanno giocato ancora un brutto scherzo, perché non è successo nulla e nessuno ricorda nemmeno quel suo gesto. Il gesto di una safety rockstar che ha avuto il coraggio di intervenire, chiedendo ad un’altra persona di indossare la mascherina. Un gesto semplice, apparentemente piccolo eppure di enorme importanza.

Un saluto e qualche coccola al gatto Leche, un toast al volo e si va a letto presto stasera, perché domani mattina si va a correre, presto, per evitare il caldo.

La sveglia suona alle 5:25. Un paio di rimandi ma poi è ora di alzarsi. Come spesso fa, dà un’occhiata di sfuggita al cellulare. Dopo averlo sbloccato, con mano sicura stavolta, le appare una notifica. Una di quelle che ti inviano per segnalarti una notizia. Riguarda una hostess dello stadio Dragao che ha notato Cristiano Ronaldo sugli spalti senza mascherina e gliela ha fatta indossare. Parlano di lei come di una eroina, che ha avuto il coraggio di fare ciò che altri non hanno il coraggio di fare. Parlano di lei come un esempio, come una safety rockstar da imitare.

Deve risedersi sul letto, perché le gambe hanno ripreso a tremarle, proprio come ieri allo stadio Dragao.

Questa storia è ispirata a un fatto di realmente accaduto.

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