La pericolosità a 360 gradi, dall’incolumità fisica a quella intellettuale

di Daniele Andrea Bilanzuoli
La pericolosità a 360 gradi

Non è facile affrontare questo argomento data la delicatezza dello stesso, ma va compiuto questo passo. Le parole hanno un peso enorme prima ancora che un operaio cada da un’impalcatura o un conducente investa a folle velocità un pedone, le parole che ci vengono dette mentre formiamo persone su contenuti tecnici o educhiamo alla riflessione. Le giuste parole possono donarci la chiave per evadere dalle menzogne o imprigionarci dentro idee malsane.

La sicurezza non è secondo voi un’anticamera nei nostri pensieri che dovrebbe farci riflettere in quel momento prima che accada una scelta sbagliata, che produca una ferita sulla nostra pelle, fintanto la morte, o che limiti un solo nostro passo, un movimento con una mano, con un piede definendo una linea temporale in cui l’evento negativo, irreparabile, non avvenga?

Ognuno di voi chiudendo gli occhi può trovare tanti momenti in cui riflettere sul “se avesse pensato” o “per fortuna ha riflettuto”, momenti diversi dai famosi Near Miss, sono sicuro sia così… nella mia vita ricordo tanti di questi pensieri a cui mi tengo saldamente aggrappato per insegnare la cultura della sicurezza che non è niente altro che la riflessione filosofica delle scelte di ogni momento nella mia vita così che altri possano coglierla con più facilità di quanto ho dovuto fare personalmente.

Usare la propria esperienza per aiutare ad aumentare le possibilità di altri di migliorare le scelte sicure come vere sfere che riflettono il giusto a 360 gradi nelle loro vite.

Stefano Guarnieri si batte perché le parole siano usate correttamente con il loro giusto peso, Voi comunicate cercando di trasmettere la sicurezza attraverso l’uso di parole nell’ordine giusto perché il concetto espresso sia il più possibile apodittico: insomma vogliamo educare alla riflessione verso la sicurezza, verso la libertà di scegliere la cosa giusta senza pause alcune perché quando il gettone finisce, la partita non può più iniziare e lo sappiamo bene.

Tre capoversi fa ho citato i Near Miss ma devo declassarsi a “botte di culo”, pura statistica nell’insieme delle causalità che ci dovrebbero insegnare ad atteggiarci come portatori di esperienza verso altre persone tramandando l’evento così che altri possano riflettere senza passare dalla fortuna sfacciata.

Ora spostiamo la nostra attenzione all’origine di ogni cosa, il pensiero intellettuale: come possiamo ferirci se non mancando di rispetto verso i giusti pensieri e le riflessioni che ci animano. Come credere di poter coltivare la cosa giusta se non possiamo fidarci delle parole che vengono proferite da altri, parole che offendono, che mentono, che ci isolano. Come credere alla verità di una violenza, sia essa verbale che fisica, fatta o subita in un mondo che offre tanti modi per comunicare ma che poche persone sanno padroneggiare nella maniera corretta quando chi fa informazione mente attraverso l’insieme di parole fuorvianti e non corrispondenti alla verità descrittiva dei fatti?

“L’auto travolge” “la bici viene urtata” e molte altre sfaccettature da titoli di giornale potete trovarli ovunque. Mi trovo nel peggiore dei campi in cui l’abuso linguistico è sbagliato e prepotente nella narrazione dei fatti e ogni volta affondano dentro la mia morale come fosse la prima non abituandomi mai ad accettarli con superficialità trattando l’intimità dei pensieri, le emozioni, le neuroscienze del corpo in movimento, le alterazioni chimiche interne della nostra complessa macchina chiamata cervello in un corpo e la programmazione sintattica del linguaggio che i pensieri sanno decifrare in scelte e azioni.

Riflettete, vi prego, su queste righe con me, comunichiamo in maniera facile, adattativa e costruttiva.

Cito una riflessione del filosofo e massimo esperto di etica digitale, Luciano Floridi: P. afferma “La morte è una distanza che si apre nella vita, ma non è sparizione, distruzione, putrefazione”, non-P afferma “La morte non è una distanza che si apre nella vita, è sparizione, distruzione, putrefazione”.

Chi potrebbe aver ragione se non entrambi per quel che ci è dato ad oggi riconoscere come verità?

Vi lascio come sempre con una splendida canzone dei Core Leoni, Let Life Begin Tonight a cui allego per passione fotografica degli scatti eseguiti per le loro pubblicazioni durante il concerto tenutosi un anno fa.

 

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