Il decimo girone dell’inferno

di Emanuele Mingolini

Si spengono improvvisamente le luci. Il vocio, a tratti fastidioso, si attenua improvvisamente scavalcato da un arpeggio melodico e da una voce che attira subito la nostra attenzione:

“I am a man who walks alone, And when I’m walking a dark road, At night or strolling through the park, When the light begins to change, I sometimes feel a little strange, A little anxious when it’s dark, Fear of the dark…”

Riuscire ad attirare l’attenzione. Riuscire a tenere sveglio e con la voglia di apprendere quello che ancora deve essere detto. Far sì che la pausa caffè sia più di una scusa per far riposare il “Formatore”, piuttosto che una scusa per evadere e prendere una boccata d’aria nella speranza di riossigenare il cervello.

Devo ammettere che la maggior parte dei formatori con i quali ho avuto a che fare potevano tranquillamente cercarsi un lavoro alternativo presso strutture sanitarie con il compito di agevolare l’assopimento dei pazienti con problemi d’insonnia.

Poi esiste una piccola cerchia di persone, probabilmente baciate alla nascita dal mitico Bruce Dickinson (o qualcosa di simile se più grandi) che hanno il dono di rendere interessante anche la lettura del manuale d’uso e manutenzione della lavatrice.

Cosa differenzia queste due categorie? Beh la risposta è facile: la comunicazione. Esiste una scienza che ne parla, che spiega esattamente come bisogna comportarsi per poter far arrivare un messaggio a un interlocutore e far sì che questo gli resti nel cervello e non che gli rimbalzi addosso!

Ricordo che durante un corso che ho fatto come “Formatore”, diverse ore sono state dedicate proprio al metodo comunicativo, per tenere accesa l’attenzione e far arrivare delle informazioni a degli interlocutori, nella speranza di aumentare il loro bagaglio culturale. Materia interessantissima. Cambiare costantemente il tono della voce, non rimanere fermo impalato come una vittima del conte Dracula e soprattutto coinvolgere le persone per fargli capire che sono parte attiva di quello che sta succedendo in quel momento in quella aula.

Quando si ha la fortuna di incontrare formatori con queste doti, non solo ci si sente appagati e arricchiti ma si ha anche la consapevolezza di essere cresciuti professionalmente, motivo per il quale spesso e volentieri si partecipa a dei corsi di formazione.

E poi ci sono tutti gli altri, meritevoli di aver inventato un nuovo girone dell’inferno, il decimo per la precisione, il girone degli “Storditori” capaci di buttarti in un baratro con il solo utilizzo della loro voce e di annullare la memoria a breve e lungo termine.

In troppi si improvvisano formatori credendo che basti parlare ed esporre il compitino preparato a casa, anzi ancora peggio, leggendo ad alta voce quanto scritto nelle ipnotiche slide preparate probabilmente nel momento più buio della loro vita.

Beh cari amici “storditori”, vi rispondo a tono, sempre citando loro, i grandi Iron Maiden:

“You’ll take my life, but I’ll take yours too, You’ll fire your musket, but I’ll run you through, So when you’re waiting for the next attack, You’d better stand, there’s no turning back”

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1 commento

mario battaglia 14 Marzo 2022 - 08:33

Grande Manu! Di formatori noiosi petulanti pretenziosi e ambigui ce ne sono a nastro. Alla mia veneranda età li sfanculo vigorosamente.

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