Cold as ice

di Paolo Zambianchi
cold as ice

(si consiglia la lettura di questo articolo ascoltando la canzone COLD AS ICE dei Foreigner)

 

“È soltanto Ottobre ma fa già un fottuto freddo”. È questo il pensiero che attraversa la mente di Brian, chiudendo la porta di ingresso di servizio della Rogers Arena.”

”Cold as ice (freddo come il ghiaccio)”

Gli torna in mente la canzone dei Foreigner mentre si rende conto che, avendo le braccia piene di mazze da hockey, non ha avuto tempo di chiudersi la giacca.

“you’re willing to sacrifice our love (sei disposto a sacrificare il nostro amore)”

Canticchia Brian mentre sistema le mazze negli spogliatoi.

“Eh già”, pensa, “tutto questo lavoro mi ha portato a sacrificare tante cose, non ho mai il tempo per niente, nemmeno per me”.

Entra nello stadio, in cui comincia ad esserci qualche spettatore, per verificare che sulle panchine ci sia tutto ciò che serve.

Un inserviente dello stadio gli dice qualcosa a proposito dei caschi ma Brian è troppo ansioso per la partita per ascoltarlo.

Nota un giocatore della squadra avversaria che sta facendo stretching. Gli sguardi si incrociano, vedendolo triste, il giocatore lo saluta ma lui è troppo arrabbiato per le nuove divise, che sembrano del colore sbagliato per rendersene conto.

Sposta nervosamente le lavagnette con gli schemi mentre uno degli assistenti coach gli dice che le nuove divise sono perfette ma sembra non averlo sentito. Sembra voglia rassicurarlo perché lo vede preoccupato, ma Brian ha altro a cui pensare.

“You never take advice (non accetti mai consigli)”

Brian ha sempre fatto di testa sua e ritiene che questo sia uno dei motivi per cui è riuscito a fare carriera, arrivando a realizzare un suo sogno: quello di far parte dello staff della squadra di hockey della sua città, che tifava fin da piccolo, i Vancouver Canucks.

Ha dato tutto se stesso per questo, restando freddo come il ghiaccio, sacrificando ogni cosa e non accettando mai consigli.

Brian crede che questa sia la ricetta del successo. Brian crede che questo sia ciò che gli permette di ottenere il meglio per se e per gli altri.

“Someday you’ll pay the price, I know (un giorno ne pagherai il prezzo)”

La canzone dei Foreigner continua a ronzargli in testa e le parole sembra quasi un monito: occhio Brian!

“I’ve seen it before, it happens all the time (l’ho visto prima, accade sempre)”

Tanti prima di lui lo avevano messo in guardia: Brian facendo così farai terra bruciata intorno a te

“You’re closing the door, you leave the world behind (hai chiuso la porta, hai lasciato il mondo fuori)”

Ed effettivamente non può negare che questo lavoro lo sta privando di tutto, ma gli sta anche portando successo

“You’re digging for gold (stai scavando per trovare l’oro)”

Nonostante questo successo abbia un prezzo molto alto da pagare

“You’re throwing away a fortune in feelings (stai buttando via un mare di emozioni)”

Lui si sente realizzato così, e crede sia la cosa giusta da fare, anche se una vocina, in fondo a se, gli dice

“but someday you’ll pay (ma un giorno la pagherai)”.

Ma forse sono solo le parole di quella canzone, che sembra non volersene andare.

Ormai lo stadio è praticamente pieno e la partita sta per cominciare.

Brian si sistema sulla panchina, dietro i giocatori, ultimo nella fila.

Dietro di lui solo il plexiglass che divide chi ce l’ha fatta da chi è lì solo come spettatore. Un muro trasparente che divide chi agisce da chi guarda.

Ad un certo punto quel muro sembra crollare. Perché Brian, dopo aver sentito molti colpi provenire da quel muro, si gira e finalmente legge il cartello che Nadia, studentessa di medicina, tiene in mano. Sul cartello, scritto a penna, c’è l’invito a Brian a volersi far controllare un neo che lei, guardandolo di spalle, aveva notato sul suo collo. Sembra un neo sospetto. Brian lo aveva notato qualche tempo fa, ma aveva pensato che non valeva la pena spendere del tempo per se.

Negli occhi di Nadia scorge però la sincera volontà di fare qualcosa per lui. Molto più di quanto lui stesso voglia fare per se.

Decide di non lasciare inascoltato quell’appello e qualche giorno dopo si reca da uno specialista che gli conferma che quella scelta gli ha salvato la vita.

Nadia ha deciso di rompere quel muro e di agire.

Brian, che per troppo tempo aveva sacrificato il suo benessere, decide di dedicare del tempo a se.

 

E forse la lezione di Nadia è una lezione che possiamo imparare.

E forse riflettendo su Brian e su quanto probabilmente è passato per la sua testa, possiamo imparare.

 

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