Di recente ho fatto un viaggio in Asia. Erano le ferie estive che non ho fatto prima, e che mi sono presa a fine settembre.
Sono stata in Sri Lanka, un paese dalle bellezze paesaggistiche straordinarie, spiagge paradisiache coronate da palme e circondate da vegetazione lussureggiante, montagne e colline costellate di piantagioni di tè, villaggi e templi dal sapore mistico e antico.
Lo Sri Lanka è però anche un paese martoriato dalla guerra civile prima, dallo Tsunami poi e, più di recente, da una fortissima crisi economica, aggravata da 2 anni di pandemia che hanno minato la prima fonte di sostentamento, il turismo, e sfociata in proteste e crisi politica.
In un tale contesto, la routine alla quale siamo abituati si dissolve e scompare. Parlare di lavoro, ai pochi che mi chiedono cosa faccia nella vita, suona alle mie stesse orecchie come qualcosa di lontano nello spazio e nel tempo. E mi accorgo di quanto inutile dettaglio ci sia nella quotidianità del nostro lavoro e nella moltitudine di documenti che siamo abituati a leggere, scrivere, analizzare, correggere.
Inutile dire che la vita qui è così diversa che parlare di standard di sicurezza, di procedure, di checklist appare completamente fuori contesto.
Ma, nonostante non se ne parli in questi termini, nonostante qui di standard di sicurezza a cui noi siamo abituati non ce ne siano (e nemmeno di regolamenti per certi versi), la sicurezza qui è dappertutto, nel suo senso più originale e più profondo: quello di prendersi cura.
I cingalesi, forse per quanto hanno passato, si prendono cura di sé stessi e degli altri, inclusi i turisti, in modo quasi paterno.
La cosa più importante è restare in salute, nel corpo e nella mente, e loro questo non se lo dimenticano mai, perché hanno toccato con mano cosa vuol dire quando la sicurezza viene a mancare.
La sicurezza come salute fisica e mentale è presente in ogni gesto, dalle piccole indicazioni di attenzione alla medicina Ayurvedica, alla pratica dello yoga e della meditazione per un benessere spirituale, oltre che fisico.
L’obiettivo è essere salvi ed essere in salute, per vivere a lungo e bene, e il modo di farlo è prendersi cura di sé e degli altri, ogni giorno e tramite ogni gesto.
E allora, se tutti davvero ci prendessimo cura di noi stessi e degli altri con la stessa attenzione, allora forse si potrebbe smettere di parlare di standard, di normative e di sanzioni, perché non servirebbe.
È sulla cultura che è necessario agire, per noi che abbiamo la fortuna di non aver dovuto vivere l’esperienza della tragedia per accorgerci che restare salvi, interi, vivi, è la cosa più importante.
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