Lavoro ibrido sì, ma in sicurezza

di Simona Bargiacchi

Dopo l’ondata di “lavoro ibrido” (misto da casa e da ufficio) forzato a seguito della pandemia, adesso sembra che per molti di noi questa diventerà la “nuova normalità”.

Ma cosa significa nella pratica passare al lavoro ibrido? Come riuscire a farlo bilanciando il nostro stare bene e la nostra produttività?

La chiave è focalizzarci su Benessere e Impatto:

  • Benessere: quando stiamo bene lavoriamo meglio, non è così? Molte ricerche ci confermano che stare bene conta anche in ottica di performance. Benessere fisico, mentale ed emotivo contribuiscono alla nostra efficacia personale e professionale
  • Impatto: spesso ci troviamo alla fine della giornata esausti e con la sensazione di aver “corso tanto” senza muoverci molto dalla posizione iniziale. Questo capita quando lasciamo che la nostra agenda sia gestita dalle “urgenze” e dalle interruzioni giornaliere, invece di guidarla noi stessi con proattività. Dovremmo fermarci a riflettere e scegliere di dedicare il nostro tempo a quelle attività IMPORTANTI in cui possiamo dare il massimo CONTRIBUTO, attraverso le nostre competenze, la nostra passione, il nostro entusiasmo.

Quali gli ingredienti chiave per un lavoro ibrido “sicuro”?

1. Attenzione al benessere proprio e dei propri collaboratori.

  • Conoscere i momenti di “picco di performance” e riservare quei momenti alle attività che richiedono lavoro ad alta concentrazione, il deep work.
  • Prevedere pause durante la giornata lavorativa e soprattutto tra un meeting online e il successivo (prevenendo la screen fatigue).
  • Promuovere la cultura di un’alimentazione sana e di attività fisica regolare

2. Chiarezza di obiettivi e risultati chiave:

  • Darsi priorità distinguendo tra ciò che è importante e ciò che è urgente. Talvolta i termini vengono usati come sinonimi, ma non lo sono:

        Importante: è ciò che concorre al raggiungimento dei tuoi obiettivi

        Urgente: è ciò che spinge su di te per agire…Una notifica, un telefono che squilla è urgente, ma non è detto che                                         l’oggetto della comunicazione lo sia

  • Dividere gli obiettivi a lungo termine in sotto-obiettivi mensili e settimanali, tracciandone il progresso
  • Prevedere momenti di revisione settimanali per riflettere sull’impatto che stiamo generando, facendosi domande chiave: Ho scelto le attività giuste? Ho tutti gli strumenti? Ho le competenze necessarie? Il tempo a mia disposizione è sufficiente?

3. Proattività nella gestione del tempo e dell’attenzione.

  • Pianificare l’agenda in modo da bloccare slot di tempo per attività ad alto impatto. Prima che l’agenda venga riempita da richieste dall’esterno, è fondamentale bloccare il tempo per le nostre big rocks (le pietre miliari della nostra attività)
  • Proteggere il nostro focus: aver riservato slot di tempo per fare una certa attività non ci assicura che la faremo in maniera efficace, per questo serve gestire la nostra attenzione: Fare le cose più difficili per prime, ci aiuta a non cadere nella trappola del completion bias ovvero nel concentrarsi su piccole attività semplici che riesci a terminare rapidamente, perché quando terminiamo un’attività (qualsiasi, anche insignificante) il nostro cervello genera dopamina, quindi piacere.
  • Una cosa alla volta. Nell’era del tentato multitasking sembra un’eresia… ma le neuroscienze ci hanno dimostrato che il fatto di passare da un’attività all’altra (farle contemporaneamente non è possibile) causa una perdita di efficienza del 40%, in pratica ci mettiamo più tempo, ed è più facile commettere errori.
  • Previeni le distrazioni. La competizione per catturare la nostra attenzione è forte: notifiche, email, pensieri, richieste dall’esterno… agire prevenendole e cercando di minimizzarle, ad esempio silenziando le notifiche, ci renderà più agevole resistervi
  • Chiudere la giornata lavorativa con un “rituale”. Quando lavoriamo dall’ufficio il “rituale” che sancisce la chiusura dell’attività lavorativa avviene naturalmente: spengo il PC, mi metto in viaggio per tornare a casa. Il nostro cervello in questo lasso di tempo ha modo di “fasarsi” nella modalità “off work”. Quando lavoriamo da casa dovremmo crearci un rituale che permetta di chiudere e riposare la mente

Sicurezza non è soltanto non farsi male fisicamente, è anche sentirsi realizzati a fine giornata invece che sfiniti e con un senso di “aver concluso poco”.

Prendersi cura del proprio benessere e dare un senso più alto alle attività che svolgiamo, pensandole in termini di impatto, sono convinta che possa aiutare in tal senso!

Buon lavoro ibrido in sicurezza a tutti voi!

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