Un sogno da realizzare

di Paolo Zambianchi
sogno

La coperta è un poco consumata sui bordi. Mamma Debbie non si era accorta stamattina quando ha cambiato le lenzuola, di averla messa con la parte consumata in alto. C’è un lato non consumato e lei si affretta a cambiare disposizione in modo che Michael non si accorga di questo particolare. Lei vuole sempre il meglio per suo figlio, ma da quando suo padre se ne è andato di casa, i soldi non bastano mai e bisogna fare delle scelte.

Michael nel frattempo esce dal bagno, proprio mentre lei sta finendo di rimboccargli le coperte.

“Ti sei lavato i denti?”. “Sì, mamma”.

“Ti sei messo la crema sul viso?”. “Sì, mamma”.

“Hai messo ad asciugare l’accappatoio sullo stendibiancheria?”. “Sì, mamma”.

Ogni sera lei si sente in dovere di ricordare a Michael queste cose perché lui spesso non è così attento, ma se si tratta della sua grande passione, allora, non serve ricordargli nulla. E infatti appena lei parte “allora Michael, ti ricordi cosa ha detto Bob?” lui la interrompe “sì, mamma, ricordo esattamente ogni parola dell’esercizio che mi ha consigliato di fare. Anche se non ho capito bene perché devo farlo, lo farò”.

“Ok, allora io vado a finire di sistemare la cucina se tu hai tutto chiaro”. “ Sì, mamma ho tutto chiaro”.

“Buonanotte Michael”. “Buonanotte, mamma”.

Accostata la porta Debbie resta qualche secondo a guardare Michael. Non ha paura che lui non faccia l’esercizio, resta a guardarlo perché si innamora ancora un po’ di più di suo figlio ogni volta che lo vede impegnarsi a fare ciò che ama. Le lunghe sessioni di allenamento, i pasti talvolta saltati per arrivare in tempo a farli, i viaggi in auto passati a fare i compiti per non sottrarre tempo alla sua passione.

Certe volte Debbie ha solo una paura: e se non potesse raggiungere il suo sogno? O se fosse costretto a mollare, come sembra debba fare sua sorella Whitney? Le si spezza il cuore solo a pensare a come potrebbe reagire lui se non coronasse il suo sogno.

Debbie però si dice “bando alla fantasia, che la cucina è un disastro” e si avvia verso la cucina per sistemare mentre Michael ormai sta già prendendo sonno.

La vita di Debbie e Michael ha una routine precisa, fatta appunto di allenamenti, compiti in auto e pasti consumati velocemente per poi sistemare quando c’è tempo. Al centro di tutto solo una cosa: il sogno di Michael. Tutto ruota intorno a quello e anche quell’esercizio, che il suo allenatore Bob gli ha appena insegnato, ruota proprio intorno a quel sogno.

Dorme sereno Michael quando mamma Debbie passa a vedere come sta prima di andare anche lei a letto.

Una routine che si ripeterà per anni, costantemente. Una routine che sembra non avere mai soluzione di continuità anche quando Michael inizia a fare le prime gare e a vincerle. Una routine che continuerà anche quando Michael diventerà una star mondiale. Una routine che sarebbe continuata se non fosse che ad un certo punto qualcosa va storto. No, nulla di grave come ciò di cui era terrorizzata Debbie. Si tratta solo di un piccolo imprevisto. Ma in una gara in cui la vittoria si gioca sui millisecondi, anche un piccolo imprevisto può fare la differenza tra realizzare il proprio sogno oppure no.

E allora cosa resta da fare?

Chiudere gli occhi e vivere quel sogno. Chiudere gli occhi e vivere quell’esercizio che Michael, negli ultimi 13 anni ha compiuto ogni sera prima di addormentarsi. Chiudere gli occhi esattamente come faceva prima di addormentarsi immaginando la sua gara perfetta. Con una piccola differenza: questa volta è tutto vero.

Michael non esita un secondo, non prova a sistemare gli occhialini che si sono spostati facendo entrare acqua e impedendogli di vedere. Chiude gli occhi ed esegue la sua gara perfetta.

E quando finalmente tocca il bordo della vasca e può aprire gli occhi, vede nella realtà ciò che tante volte aveva immaginato fino ad allora: si volta verso il tabellone e vede il suo nome: MICHAEL PHELPS al PRIMO POSTO, con accanto la scritta WORLD RECORD.


Questa storia è ispirata alla vera storia di Michael Phelps. Lui da molto non è considerato una Safety Rockstar in quanto nella sua vita non è sempre stato fedele alle regole di salute e sicurezza. È rimasto però fedele al suo sogno e ha sempre lavorato strenuamente per raggiungerlo. Una delle attività che più ha contribuito a farlo suo è stata, per sua stessa ammissione, non solo l’allenamento fisico, ma anche quello mentale. Quell’esercizio di visualizzazione insegnatogli quando aveva 10 anni dal suo allenatore Bob Bowman, gli ha permesso di vedere vividamente la sua gara perfetta per quasi 5000 volte prima di compierla davvero.

Se ognuno di noi riuscisse a immaginare una realtà nella quale salute e sicurezza siano alla portata di tutti e provasse a visualizzare ogni sera il proprio contributo al raggiungimento di questo sogno, diventeremmo TUTTI delle Safety Rockstar e non ci sarebbe più bisogno di parlare di Safety perché sarebbe ormai inutile.

 

Per saperne di più su quanto raccontato qui:

Consigliata la lettura del libro: “Il Potere delle abitudini” (“The power of habit”) di Charles Duhigg

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