Invisible sun

di Vito Schiavone
Invisible-sun

One, two, three, four, five, six…

Quando Sting iniziò sommessamente a “contare”, dal palco del Palaeur a Roma nell’inverno del 1983, l’inizio di INVISIBLE SUN davanti a me e ad altre migliaia di ragazzi, brividi improvvisi percorsero in lungo e in largo la mia schiena.

Quell’evento, scoprii con grande sconforto qualche mese dopo, sarebbe stato l’ultimo, a meno di sparute reunion di cui non potevo evidentemente aver consapevolezza.

INVISIBLE SUN ha per tema la guerra nell’Ulster, che allora riempiva le notizie di cronaca e di politica estera dei quotidiani che avevo la ventura di leggere.

I don’t want to spend the rest of my life
Looking at the barrel of an Armalite
I don’t want to spend the rest of my days
Keeping out of trouble like the soldiers say

Un sintetizzatore accompagna il classico suono asciutto di chitarra, basso e batteria, che caratterizzano le canzoni dei POLICE e rende ancora più affascinante l’intera atmosfera che avvolge questa canzone, lasciando scivolare il testo “impegnato” sopra un fiume di emozioni.

I don’t want to spend my time in hell
Looking at the walls of a prison cell

Come ogni testo che affronti musicalmente conflitti militari, INVISIBLE SUN torna d’attualità anche nel 2022 quando, incredibilmente, una nuova guerra si affaccia alle porte dell’Europa.

I don’t ever want to play the part
Of a statistic on a government chart

Allora come oggi, alto si leva il lamento della popolazione che – suo malgrado – si ritrova vittima di bombardamenti indiscriminati, che hanno come unico esito quello di distruggere la società esistente e di riempire pagine e pagine di “statistiche”.

Uomini che diventano numeri, numeri da consegnare alla storia, alla statistica bellica, ma anche che peseranno nel momento in cui i “leader” (parola che non necessariamente ha valenza positiva) delle controparti converranno per raggiungere un accordo che ponga fine alle ostilità e che probabilmente sarebbe stato raggiungibile anche senza ricorrere a un conflitto armato.

Parliamo da tempo della necessità che si crei una nuova cultura in tema di salute e sicurezza, una cultura fondata sul rispetto, sulla nostra cura e di chi ci è vicino; parliamo da tempo dell’auspicio di vivere in un mondo dove salute e sicurezza siano valori che ci ispirino nel nostro vivere quotidiano, dove ciascuno di noi agisca ed effettui delle scelte sane non perché “obbligato” da leggi, ma perché radicate nella propria morale, nella propria etica.

Oggi sentir parlare ancora di guerra, per giunta tra paesi limitrofi e quindi tra persone che da sempre hanno condiviso le medesime esperienze, la medesima cultura, mi getta in un profondo sconforto.

E ancor di più mi opprime la consapevolezza che gli attori di questo conflitto siano ben consci delle gravi conseguenze che le loro scelte scellerate possono avere per l’intera umanità.

And they’re only going to change this place
By killing everybody in the human race

Nell’osservare corsi e ricorsi storici, penso che probabilmente siamo troppo duri a imparare, obnubilati nel compiere sempre gli stessi errori: allora mi chiedo se abbia ancora senso parlare di “umanità”, quando poi gli uomini tendenzialmente tendono a sopraffarsi l’un l’altro per motivi che nulla hanno a che fare con la loro sopravvivenza.

Poi si affaccia nel mio animo la speranza che sia possibile rinsavire, e che valori ed etica tornino a ispirare i comportamenti umani, così come nelle ultime note di INVISIBLE SUN: ci sarà pure da qualche parte un sole invisibile che ci riscaldi proteggendoci dal gelo della guerra e che ci restituisca una speranza, quando la giornata sarà finita e le tenebre nasconderanno alla nostra vista tutto l’orrore dei conflitti armati.

There has to be an invisible sun
It gives its heat to everyone
There has to be an invisible sun
That gives us hope when the whole day’s done

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